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Credito: Unimpresa, imprese italiane legate per 70% a banche

Il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci: “Il sistema imprenditoriale italiano deve crescere e, anche grazie a necessarie riforme, compiere un salto di qualità di rilievo per avvicinarsi sempre di più ai mercati più evoluti”.

Mercato e Lavoro
Dipendenza quasi totale dalle banche per le imprese italiane: i prestiti agli imprenditori arrivano, infatti, per il 70% dagli istituti di credito, con il restante 30% suddiviso tra altri intermediari, enti pubblici, finanziatori privati diversi da banche, soggetti esteri. Su 750 miliardi di euro complessivi di finanziamenti, 510 miliardi (68%) sono erogati dal settore bancario, 94 miliardi (12%) da intermediari finanziari diversi dagli istituti, 37 miliardi (5%) dalla pubblica amministrazione, 12 miliardi (1%) da privati, mentre gli stranieri sostengono le imprese italiane con 94 miliardi (12%).
Questi i dati principali di una analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo cui la composizione dei prestiti delle imprese italiane è rimasta sostanzialmente invariata da giugno 2015 a giugno 2016.
Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia, i prestiti alle imprese sono passati da 752,1 miliardi di giugno 2015 a 750,5 miliardi di giugno 2016 con una contrazione di 1,5 miliardi (-0,21%).
La composizione dei prestiti, in relazione alle fonti, è rimasta sostanzialmente invariata negli ultimi 12 mesi: a giugno scorso, 510,8 miliardi (68,07%) risultavano erogati dalle banche, 94,8 miliardi (12,64%) da altri intermediari, 37,8 miliardi (5,04%) da enti pubblici, 12,3 miliardi (1,64%) da altri privati, 94,6 miliardi (12,61%) da soggetti esteri; a giugno 2015, 511,9 miliardi (68,06%) risultavano erogati dalle banche, 95,6 miliardi (12,72%) da altri intermediari, 37,4 miliardi (4,98%) da enti pubblici, 13,7 miliardi (1,83%) da altri privati, 93,4 miliardi (12,42%) da soggetti esteri.
Riduzioni di credito sono state osservate da quasi tutte le fonti: le banche hanno tagliato 1,02 miliardi (-0,20%), gli altri intermediari hanno ridotto i crediti per 745 milioni (-0,78%), altri soggetti privati hanno sforbiciato i finanziamenti per 1,4 miliardi (-10,32%); gli enti pubblici e gli investitori stranieri hanno incrementato gli impieghi alle aziende rispettivamente per 365 milioni (+0,98%) e 1,2 miliardi (+1,31%).
“I dati del nostro Centro studi mostrano una dipendenza troppo marcata delle imprese italiane dalle banche. In altri paesi la ripartizione delle fonti di finanziamento è caratterizzata da un maggior equilibrio, mentre questo forte legame indebolisce la capacità delle aziende del nostro Paese di andare a trovare capitali per investire e crescere” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci. “Il sistema imprenditoriale italiano deve crescere e, anche grazie a necessarie riforme, compiere un salto di qualità di rilievo per avvicinarsi sempre di più ai mercati più evoluti” aggiunge Pucci secondo cui “la dipendenza smisurata dagli istituti ha comportato, peraltro, proprio durante la crisi finanziaria internazionale e la recessione, che ha pesato soprattutto sul settore bancario, a una riduzione dei prestiti particolarmente accentuata”.
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