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Ibm Watson si lancia nella cybersecurity

Una quarantina di clienti dei settori finance, education e sanità parteciperanno a un programma beta.

Trasformazione Digitale
Secondo Ibm, i sistemi cognitivi sono una delle nuove priorità per i professionisti della sicurezza. Negli ultimi due anni, la società ha rafforzato questo comparto, assumendo 2000 esperti tra sviluppatori consulenti e ricercatori.Oggi l'azienda punta sul proprio sistema Watson per farsi spazio anche in quest'ambito e ha deciso di coinvolgere una quarantina di clienti appartenenti ai settori finance, education e sanità in un nuovo programma beta.
Big Blue fa notare come oggi gli ambienti di sicurezza necessitino innanzitutto di firme per identificare e dare priorità alle minacce, portando a un aumento dei carichi di lavoro degli analisti, chiamati a gestire allarmi e anomalie come mai in passato. Watson for Cybersecurity utilizza il machine learning e l’elaborazione del linguaggio naturale per aiutare i professionisti a prendere più rapidamente le decisioni, nel contesto della protezione di un'organizzazione, basandosi su dati strutturati o meno, ma fin qui inutilizzabili.
I 40 clienti beta stanno già utilizzando Watson nel proprio ambiente di sicurezza, allo scopo di aggiungere più contesto ai dati di cybersecurity. Tra gli obiettivi, si aggiunge la possibilità di determinare se un attacco sia o meno legato a un malware o una campagna conosciuta. In questo caso, Watson potrà sfruttare le informazioni già utilizzate, le vulnerabilità sfruttate e capire l'estensione della minaccia. Inoltre, sarà possibile identificare i comportamenti sospetti.Ibm fa leva su uno studio condotto dal proprio Institute for Business Value su 700 professionisti della sicurezza, per valutare le prospettive sulle sfide da affrontare, i benefici e le opportunità delle tecnologie cognitive in questo contesto.
Circa il 60% delle aziende fondate sono convinte che questi sviluppi diventeranno rapidamente maturi allo scopo di diminuire significativamente i cyberattacchi nel prossimo futuro. Tuttavia, solo il 7% dichiara di essere già in fase di implementazione di una soluzione cognitiva, anche se il dato è destinato a triplicare nei prossimi due o tre anni.Il campione coinvolto ha sottolineato, nel 40% dei casi, che il principale beneficio atteso è il miglioramento dei processi decisionali per la rilevazione e la risposta agli incidenti di sicurezza. Attualmente, organizzazione impiega mediamente oltre 200 giorni per identificare una fuga di dati e 70 per contenerla. I professionisti in quest'ambito si attendono che le tecnologie possano ridurre questi tempi, grazie a migliori informazioni e processi decisionali più rapidi.
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