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Life Tech Forum, come rendere sostenibile ed efficiente il sistema sanitario

E’ il tema affrontato nel corso della conferenza stampa in cui è stato presentato Life Tech Forum, evento nazionale sui temi dell’E-Health

Trasformazione Digitale
Come rendere sostenibile il sistema sanitario? E’ il tema affrontato nel corso della conferenza stampa in cui è stato presentato Life Tech Forum, il primo evento di riferimento in Italia sui temi dell’E-Health, delle Smart City e dell’Agenda Digitale previsto a Genova il 6 e 7 aprile.

“Forte di un comitato promotore d’eccezione - costituito dalla Fondazione Don Gnocchi, l’Ospedale Pediatrico IRCCS G. Gaslini, SI4Life e l’associazione Dixet - affermano gli organizzatori dell’evento, Life Tech forum è una manifestazione di rilevanza nazionale che, partendo dall’osservazione nei Paesi occidentali del progressivo incremento della popolazione anziana e fragile, si propone di affrontare alcuni dei temi emergenti più significativi per la futura sostenibilità del welfare state, fra cui sanità digitale, farmaco e terapie innovative, assistenza e monitoraggio da remoto”. 

L’Italia come gran parte dei Paesi occidentali si trova di fronte a un progressivo invecchiamento: da una parte la crescita zero, dall’altra la disponibilità di farmaci che concorrono all’allungamento della vita. “Con un’aspettativa di vita di 78 anni per gli uomini e 82 per le donne, l’Italia è il Paese più vecchio d’Europa con il 21,4% dei cittadini over 65 e il 6,4% over 80, ed è secondo al mondo preceduto solo dal Giappone, afferma il team di Tech Life. Si tratta di un forte cambiamento demografico ed epidemiologico che non può essere più gestito nelle modalità convenzionali, occorre individuare un nuovo sistema sanitario sostenibile”.  

In questo scenario sono le tecnologie che abilitano la digitalizzazione ad aiutare la creazione di una nuova prospettiva. Come affermato da Reply, TIM e Micorosoft, le tech company presenti all'annuncio di Life Tech, Cloud, IoT, Big Data sono tre driver fondamentali di un possibile e futuribile scenario, senza dimenticare l’importanza del presupposto perché tutto questo sia realizzabile ovvero un’adeguata infrastruttura di rete (cablaggi in fibra ottica, banda larga, ecc.), in particolare nelle aree periferiche per superare definitivamente il digital divide non solo tra Nord e Sud Italia, ma tra Italia ed Europa.

In questo contesto svolgono un ruolo sempre più chiave i sistemi di telemedicina che, integrando in rete sensori, smart media e device biomedicali sempre più diffusi (Internet of Things), possono ampliare le attività di teleconsulto, telediagnosi e telemonitoraggio clinico ad un numero crescente di cittadini-pazienti, favorendo così per gli anziani il cosiddetto Active Aging.

La sanità elettronica è considerata un’evoluzione quasi naturale delle cure nell’era digitale, destinata a spostare sempre di più terapie e monitoraggio dei pazienti fuori dall’ospedale, anche per la sempre maggiore disponibilità di sensori e app dedicati. L’Unione Europea stima che un telemonitoraggio a casa dei malati di cuore potrebbe migliorare i tassi di sopravvivenza del 15%, mentre si potrebbe ridurre il numero di giorni passati in ospedale del 26% e di conseguenza risparmiare il 10% dei costi sanitari.  

Un esempio virtuoso in tema di innovazione digitale in ambito sanitario è quello espresso dalla Fondazione Don Gnocchi. Come spiega Furio Gramatica, responsabile dell'innovazione tecnologica, “la Fondazione ha dotato sette dei propri centri di robot a scopo riabilitativo. Ciò non ha implicato nessun licenziamento in quanto queste nuove tecnologie vanno a potenziare le nostre attività redendo più efficace lo stesso ruolo del fisioterapista. I robot sono in grado di misurare dati altrimenti impossibili da raccogliere, dati che vengono raccolti in cloud (Microsoft Azure) e analizzati in modo tale da fornire informazioni sull’efficacia dei trattamenti. Una metodologia – aggiunge Gramatica - che vogliamo portare nelle case dei pazienti, favorendo un ulteriore autonomia riabilitativa senza pesare necessariamente su interventi diretti presso i centri. Obiettivo, quest’ultimo, ancora in fase sperimentale, che è coerente con il nostro approccio di continuità assistenziale”.
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