Il Ceo e fondatore Bob Hammer traccia le linee di un futuro, che porteranno sempre più l'azienda verso il cuore delle architetture It.
Una delle parole d'ordine dell'attuale stato evolutivo delle
infrastrutture It è certamente
automazione. Dai processi più tradizionali all'organizzazione stessa delle risorse, la necessità di
mantenere il controllo e, allo stesso tempo, di contenere i costi, sta portando i Cio a considerare con attenzione le soluzioni prevalentemente
software-oriented.
La
virtualizzazione ha già dato una grossa spinta in questa direzione e l'utilizzo dei framework non solo di
VMware, ma anche di tipo
OpenStack, appare come la base naturale di un percorso evolutivo software-defined, che dalle reti si estende allo storage, seppur con ritmi ancora oggi piuttosto lenti.Per i Cio, ogni transizione tecnologica pone più o meno lo stesso tipo di sfida: adattare le infrastrutture alla nuova generazione di applicazioni in corso di sviluppo, restando capaci di far girare quanto già storicamente installato senza creare nuovi silos.
Per la prima volta, tuttavia, oggi le applicazioni in corso di sviluppo tendono a slegarsi da quelle delle precedenti generazioni. Per fare un esempio, molte componenti storiche devono essere protette a livello infrastrutturale attraverso meccanismi sofisticati di replica, snapshot o geo-cluster allo scopo di assicurarne l'alta disponibilità. Non e più il caso dei
nuovi sviluppi, tipicamente di natura distribuita e stateless, ma qualcosa fa sì che le loro differenti componenti possono essere distribuite su diversi siti e dribblare il blocco di qualche specifica componente infrastrutturale.
Dai grandi del cloud alle aziende
I giganti del Web, che sono stati i primi ad applicare sul larga scala questo tipo di applicazioni
webscale, hanno beneficiato del lusso di non portarsi dietro applicazioni legacy e hanno così potuto organizzare le proprie infrastrutture per gestire le nuove applicazioni anche su grande scala. Nella pratica, la base è composta da cluster di server x86 molto standardizzati, che fanno girare
stack software iperconvergenti, dove si integrano risorse elaborative, diritti e storage.
Poco a poco, questo approccio si sta allargando alle imprese, nelle quali però occorre anche
preoccuparsi di trovare il giusto equilibrio fra il vecchio e il nuovo. Il lungo preambolo serve per capire in quale scenario si colloca l'attuale percorso evolutivo di un'azienda come
Commvault. Il Ceo e fondatore,
Bob Hammer, di passaggio a Milano, ha spiegato come sulle architetture Webscale e sull'information management si stia costruendo il futuro della società: "
Via via che i clienti migrano verso il cloud, adottano nuove infrastrutture It e implementano applicazioni di differente concezione, si fa più rilevante la possibilità di appoggiarsi a un partner strategico, che disponga di tecnologie e servizi adeguati a supportare la transizione - ha spiegato il manager -.
Le nuove infrastrutture ibride che si stanno materializzando richiedono capacità di orchestrazione, gestione di risorse allocate in differenti luoghi, conoscenza delle applicazioni e abilità nella gestione e nell'indicizzazione di tutti i dati a esse collegati".
Un ruolo da controllore delle informazioni aziendali
Il passaggio alla
versione 11.0 del prodotto faro ha comportato l'abbandono dello storico marchio Simpana, per il più aggiornato
Commvault Data Platform, a significare anche un adattamento alla nuova visione, nella quale il costruttore intende porsi come federatore di componenti infrastrutturali vecchie e nuove, centrandosi sulla gestione delle informazioni, sull'
indicizzazione unica per qualsiasi tipo di contenuto e sulla
cifratura integrata, per garantire sicurezza e agevolare il lavoro di chi
gestisce i permessi di accesso ai file.
Il passaggio non si farà in breve tempo e di questo sono consapevoli tanto Bob Hammer quanto
Rodolfo Falcone, country manager di Commvault Italia: "
Sappiamo da dove veniamo, ma anche dove vogliamo andare. Il mercato enterprise e quello dei grandi provider sono il nostro target di riferimento. Già oggi, a livello corporate, il 60% del nostro giro d'affari generato dalle grandi aziende e in Italia il valore del contratto medio si è triplicato negli ultimi due anni attestandosi oggi tra i 45 e i 50.000 euro", ha precisato il responsabile della filiale locale.
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