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In Italia il Big Data vale 126 milioni di euro

Nel 2015 l’investimento complessivo (Big Data Analytics + BI) è stato di 790 milioni di euro, 126 generati dal Big Data e 663 dalla Business Intelligence

Trasformazione Digitale
Inizia ad acquisire una certa rilevanza il mercato italiano del Big Data, anche se la grande quota della spesa dell’analisi dati appartiene alla dimensione più tradizionale della business intelligence. Nel 2015, in base ai risultati presentati dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, l’investimento complessivo (Big Data Analytics + BI) è stato di 790 milioni di euro: la quota associata alla Business Intelligence, riferibile a una dimensione di dati strutturati in prevalenza di tipo transazionale, è dell’84% mentre quella associata al Big Data, che sottintende il trattamento di dati non strutturati, è del 16%. Il Big Data genera quindi nell’anno un valore di 126,4 milioni di euro contro i 663 milioni di euro della Business Intelligence. 

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Gli autori della ricerca affermano che il 44% dei CIO italiani considera la Business Intelligence e i Big Data Analytics la principale priorità di investimento. Quest’ultima dimensione, in particolare, risulta essere per il 22% dei CIO la vera sfida per la trasformazione digitale dell’impresa.

La crescita della dimensione complessiva associata all’analisi dei dati è a doppia cifra, a dimostrazione di quanto sia importante e prioritario per le aziende introdurre una migliore intelligence dei dati. La crescita registrata dalla componente Big Data, in termini di valore di valore è stata del 34% contro l’11% della Business Intelligence. Una dinamica di crescita che viene confermata anche per i prossimi anni. Da qui al 2018 si prevede infatti che la componente di dati destrutturati possa essere del 20% contro l’80% dei dati strutturati.

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Cresce dunque l’area del Big Data, ma rimarrà comunque subalterna rispetto alla dimensione complessiva transazionale per lungo tempo ancora. Questo significa che il Big Data quanto meno in Italia non è Big, ma Small. Ovvero non è tanto associato a un numero straordinariamente elevato di dati, piuttosto a una differente modalità analitca. Solo il 6% delle aziende italiane ritiene che i Big Data rappresentino una parte integrante della strategia aziendale. Poche quelle dove esiste un piano pluriennale e nelle quali si considera il Big Data una fonte di vantaggio competitivo.

In generale si può comunque affermare che le aziende che in passato hanno investito in business intelligence considerano il Big Data come una opportunità per generare nuovo valore, sebbene questo processo non sia né semplice né automatico. Il mondo finanziario, la sanità, la pubblica amministrazione, le utilities, la grande distribuzione, molteplici settori di industry stanno progressivamente orientando la propria intelligence verso un profilo Big Data. Chi prima, chi poi, gran parte di queste aziende metabolizzerà all’interno della propria organizzazione tecnologia analitica di nuova generazione trasformando e differenziando lo stack tecnologico associato alla gestione dei dati. 

La funzione aziendale che utilizza maggiormente soluzioni di Analytics si conferma quella del marketing & vendite (77%), seguita da amministrazione, finanza e controllo (76%), sistemi informativi (60%), acquisti (55%), produzione (44%), supply chain (43%), risorse umane (31%), ricerca & sviluppo (20%). Infine, per cogliere appieno le opportunità offerte dagli Analytics, sempre più organizzazioni stanno introducendo nuovi ruoli di governance, come il Chief Data Officer – presente oggi nel 26% delle organizzazioni - o nuove figure professionali come il Data Scientist - presente nel 30% - anche se nella maggior parte dei casi queste figure non sono non ancora codificate formalmente. 
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