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La sicurezza mobile trascurata dalle Pmi

Le imprese più piccole dimenticano troppo spesso che anch'esse possono essere bersaglio di soggetti malintenzionati.

Trasformazione Digitale
Quando si sente parlare di spionaggio industriale, ci si aspetta che sia rivolto alle imprese più grandi, con interessi miliardari e, di conseguenza, preziose informazioni da proteggere. L'immagine può essere veritiera, ma anche un po' riduttiva. Se, infatti, le realtà più complesse devono custodire segreti estremamente delicati e connessi al proprio business o a rapporti con istituzioni pubbliche, anche le piccole e medie imprese posseggono dati di notevole importanza. E anche se il loro valore in termini assoluti può essere considerato inferiore, nondimeno si tratta di informazioni collegate magari a fornitori e clienti, che necessitano di adeguata protezione.
Un recente rapporto di Kaspersky indica che il bilancio in casa delle Pmi non è affatto roseo. Lo specialista di soluzioni di sicurezza ha indagato su diverse migliaia di imprese a livello mondiale, con dimensioni comprese tra uno e cinquanta dipendenti, scoprendo innanzitutto un massiccio ricorso al Byod, con un 70% del personale che utilizza smartphone e un 57% che fa ricorso a tablet per attività professionali, in forte ascesa rispetto a due anni prima.
In base alle informazioni raccolte, si può concludere che diversi dipendenti delle Pmi memorizzano sui propri dispositivi informazioni sui clienti, listini prezzi, piani di sviluppo dell'impresa e altro, senza alcun meccanismo di backup o protezione della sicurezza mobile. Evidentemente, in caso di perdita o furto del device, le conseguenze possono essere drammatiche.
Cosa ancor peggiore, la maggior parte delle piccole medie imprese non ha coscienza del problema. Il 68% del campione analizzato non percepisce minacce legate all'utilizzo di dispositivi personali per lavoro, ma anche il 58% delle imprese più grandi rientra nella medesima casistica.
Una delle principali ragioni di questo comportamento leggero in rapporto al Byod è l'assenza di specialisti dedicati all'ambito informatico in azienda. Nelle imprese da uno a 10 dipendenti, nel 94% dei casi le decisioni tecnologiche vengono presi dal titolare (49%) o da un soggetto comunque estraneo alle competenze It (45%). Solo nel 6% dei casi, il compito è affidato a un vero specialista.Il dato può essere collegato al fatto che le realtà più piccole non abbiano i mezzi per integrare professionisti competenti al proprio interno. Tuttavia, la percentuale sale solo fino al 26% per le imprese da 11 a 25 dipendenti e al 37% per quelli da 26 a 50 dipendenti. Solo arrivando a una dimensione fra 50 e 100 dipendenti si ottiene una quota del 55%.
La stessa logica si può applicare sul fronte più ampio della sicurezza. Una parte importante delle piccole aziende non si affida a soggetti esterni e preferisce gestire in casa gli aspetti collegati a questo tema. Ma i responsabili spesso non hanno competenze tecnologiche, anche perché le aziende interpellate non ritengono di avere necessità specifiche in questo senso, proprio perché si tratta di realtà di dimensioni molto ridotte.
Il rapporto di Kaspersky indica pertanto percentuali allarmanti soprattutto sul fronte della mobility. Per esempio, solo il 26% del campione ha indicato di disporre di uno strumento antimalware per dispositivi mobili, a prescindere dalla dimensione aziendale. Nelle realtà con meno di 50 dipendenti il dato scende sotto il 20%. Però nelle grandi imprese si raggiunge solo il 32%, dimostrando come il tema della sicurezza mobile sia poco considerato a tutti i livelli.  
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