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Con il cloud IBM torna a investire in Italia

In funzione un nuovo cloud data center Softlayer a Milano. IBM a sostegno dell’ecosistema italiano: aziende, PA e sviluppatori fino alle startup

Cloud
Apre in Italia  il 24mo data center di Softlayer. A dare il via libera  a un progetto che ha richiesto un investimento di 50 milioni  è IBM che permette ora alla sua clientela di prendere possesso di un’infrastruttura nata per le applicazioni di cloud ibrido e perfettamente allineata per qualità, prestazioni e servizi con il resto della rete di data center di  Softlayer nel  mondo. Nei piani  di  Softlayer – IBM ve ne sono altri in tutto il mondo per arrivare al numero obiettivo di 40  in tutto il mondo.
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Collocata nell’area tra Cornaredo e Settimo Milanese (dove aveva sede il tradizionale data center con cui IBM serviva il mercato italiano), la nuova infrastruttura si aggiunge a quelle europee di Londra, Parigi, Francoforte Amsterdam e Almere.

Per lo sviluppo del network di data center, nel 2014 IBM ha messo a disposizione 1,2 miliardi di dollari. La capienza della struttura milanese è di 11mila server per un consumo elettrico di 2,8 megawatt. Il complesso è collocato in una zona altamente sicura per quanto riguarda sismicità e resistenza ad altre catastrofi naturali, mentre  la  qualità   di rispetto dell’ambiente  è mantenuta  fino  in  fondo  anche da punto di vista della progettazione (riceverà la certificazione Leadership in Energy and Environmental Design, LEED)
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Nivola Ciniero, amministratore delegato di IBM Italia

Come ha sottolineato Nicola Ciniero, presidente e amministratore delegato di IBM Italia, al di là  della tecnologia,  il  data center Softlayer  rappresenta da un lato un ritorno agli investimenti  della multinazionale sul territorio italiano e dall’altro una spinta all’innovazione  per il sistema Italia: "Il data center rappresenta l’investimento finanziario e tecnologico di una multinazionale che ha fiducia nelle potenzialità del Paese e che vuole favorire l’aggregazione di un intero ecosistema di cui l’innovazione ha bisogno”. In altre  parole  l’obiettivo della trasformazione digitale  diventa prioritario per l’Italia,“ che si tratti di pubblica amministrazione o di servizi a imprese e cittadini o di industrie d’ogni settore. Oggi il problema delle aziende non è più solo il contenimento di costi”, ma l’innovazione.

Dal punto di vista puramente tecnico il nuovo complesso di elaborazione sposa il cloud ibrido in toto anzi (come dichiara Maurizio Ragusa, Cloud Director di IBM Italia) rappresenta “la formula che permette alle aziende pubbliche e private di proteggere gli investimenti pregressi, continuando a gestire le proprie infrastrutture in integrazione con quanto ormai nasce nel cloud. Proprio come si trattasse di un unico ambiente, da cui ottenere flessibilità di utilizzo rispettando sicurezza e qualità del servizio”.

Insieme alla rete  degli altri data center Softlayer rappresenta “ un vero e proprio campus globale ramificato in tutti i continenti e interconnesso a 40 Gbps”. E la nuova infrasttruttura non riguarda  solo  utenti, aziende e PA.  Su SoftLayer girano piattaforme di sviluppo come Bluemix, e che queste offrono a startup e partner la possibilità di creare applicazioni senza preoccuparsi di tutto il resto”.

 Dopo una campagna di abbondanti dismissioni  nello scorso anno IBM segnala la correttezza della scelta  e della virata sul cloud computing  con un  dato significativo.
Nel primo trimestre 2015, il fatturato cloud di IBM ha registrato una crescita del 75% rispetto allo stesso periodo di dodici mesi prima. Nel 2014, il giro d’affari nel settore si è attestato a 7 miliardi di dollari.  

 

 

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