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Il cloud IBM? Remoto, ma non più di tanto

In Europa, Ibm mette a segno tre nuovi contratti cloud con aziende del calibro di WPP, Lufthansa e ABN Amro.

Cloud
Il cloud? Deve corrispondere a un’infrastruttura distribuita geograficamente, con disponibilità di servizi erogati localmente. Disporre dei propri dati secondo quanto disposto dalle normative dei paesi dove si svolgono le proprie attività di business è una questione di affidabilità e di sicurezza. Ecco spiegato il motivo per cui la battaglia del cloud sarà sempre più spesso incentrata sulla disponibilità di servizi in loco. Ovvio, non significa che si potrà disporre di dati e risorse come se vi fosse il server sotto la propria scrivania, ma quanto meno ragionare in termini di vicinanza geografica.
Insomma, per quanto il cloud sia un modello di erogazione di servizi da remoto, più questa posizione remota è vicina, meglio è per tutti. Aria fritta? Non sembrerebbe guardando ai risultati che IBM sta iniziando ad avere su scala europea grazie al progressivo dislocamento di nuovi data center in seguito all’acquisizione di SoftLayer.
Nel corso dell’ultimo mese IBM è riuscita a mettere a segno tre nuovi contratti con aziende del calibro di WPP (contratto da 1,25 miliardi di dollari) , Lufthansa (contratto sempre nell’ordine di un miliardo di euro) e ABN Amro. Per la fine dell’anno IBM potrà afre affidamento su circa 40 data center around the world, un terzo in più di quelli che esistevano nel 2013.
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