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Dati persi e blocchi di attività costano cari alle aziende

Il Data Protection Index, realizzato da Vanson Bourne in collaborazione con Emc, punta il dito sull’impreparazione delle imprese in termini di protezione.

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Il Data Protection Index è uno studio, voluto da Emc e realizzato da Vanson Bourne, che analizza l’impatto delle perdite di dati e delle interruzioni di attività sulle imprese, come a loro maturità in termini di protezione dei dati.
Realizzata annualmente su un campione di 3.300 decision maker dell’It di medie e grandi imprese, la ricerca evidenzia come da un lato il numero di incidenti stia diminuendo, ma dall’altro il volume dei dati persi stia crescendo in modo esponenziale, addirittura di quattro volte negli ultimi due anni. Il 64% delle imprese coinvolte ha subito una perdita di dati o interruzioni di attività non pianificate nel corso dell’ultimo anno. Il fenomeno ha portato a un impatto negativo sul giro d’affari per il 36% delle aziende colpite e a ritardi negli sviluppi per il 34%. Le realtà che si appoggiano a tre o più fornitori hanno perduto una quantità di dati tre volte superiore a chi ha scelto una strategia monofornitore.
Stando a quanto emerso dallo studio, le aziende italiane hanno visto evaporare 9 miliardi di dollari a causa della perdita dei propri dati sensibili negli ultimi 12 mesi. Una cifra che sale a 14,1 miliardi di dollari se si sommano le perdite derivanti dalle interruzioni operative dei sistemi informatici. A livello mondiale, la cifra derivante dal verificarsi di questi due fattori critici sale a 1,7 trilioni di dollari, l’equivalente di quasi il 50% del Pil tedesco, con perdite di dati aumentate del 400% rispetto al 2012.  Tutto questo, in uno scenario nazionale in cui l’80% delle aziende intervistate ha registrato, negli ultimi dodici mesi, un blocco inaspettato nei propri sistemi informatici o una perdita di dati sensibili, che hanno portato per il 38% a una perdita della produttività, per il 22% a un decremento del fatturato e per il 36% al ritardo nello sviluppo di un prodotto.  
Le cifre inquietanti sono aggravate dal fatto che il 71% dei responsabili It (79% in Italia) non mostra grande fiducia nella possibilità di recuperare i dati coinvolti in un sinistro e che il 51% delle imprese non dispone di un piano di recovery. Solo il 6% ha messo a punto un piano che coinvolge i Big Data, la mobility e il cloud ibrido, mentre il 62% ammette difficoltà serie su questi fronti.
Nello scacchiere mondiale, la Cina vanta il maggior numero di aziende all'avanguardia in termini di protezione dei dati (30%), mentre in coda si trovano gli Emirati Arabi Uniti (0%). Le aziende molto grandi con oltre 5.000 dipendenti hanno il doppio di possibilità (24%) di trovarsi in una categoria d'avanguardia rispetto alle realtà più piccole con 250-449 dipendenti (12%).
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