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Emc Forum, parola d’ordine: ridefinire l’IT, con le persone al centro

La terza edizione dell’evento milanese ha fatto il punto sui trend tecnologici emergenti e come questi consentono di creare nuove opportunità e percorsi di business per l’economia in Italia. La parola al management.

Cloud
“Una finestra sul mondo per capire come l’innovazione abbinata alla tecnologia può aiutare a creare business in questa nuova era”: sono le parole di Marco Fanizzi, Amministratore Delegato e Direttore Generale, Emc Italia sul palco del Mico a Milano nel presentare la 3a edizione di Emc Forum, tenutosi nei giorni scorsi. Una nuova era in cui si fa spazio la Terza Piattaforma – caratterizzata da megatrend tecnologici e di business quali social, mobile, big data e cloud che permea il tutto, con cui le aziende ridefiniscono il modo di andare sul mercato.
“Redefine”, appunto, il filo conduttore dell’evento e, in generale, della strategia societaria nel corso del 2014: “Ogni settore merceologico sta ridefinendo il proprio business facendo leva sulla tecnologia IT. Un processo di ridefinizione che poggia sulla tecnologia come elemento abilitante, leva di cambiamento per incrementare e trasformare il propio business che passa dalle persone, al centro della trasformazione a cui sono richiesti nuovi skill per guidare questo processo radicale”, afferma Fanizzi.
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Marco Fanizzi, Amministratore Delegato e Direttore Generale, Emc Italia
Un’IT al centro dei modelli di crescita di molte aziende,
come testimonia una ricerca proprietaria condotta dalla stessa Emc su un campione di 630 decision maker in Italia, le cui principali evidenze sono state presentate al pubblico dell’Emc Forum da Fanizzi e da Jacques Boschung – VP Europe West di Emc da cui emerge che senza tecnologia non c’è crescita. L’impatto dei nuovi trend quali cloud, mobile, social e Big Data, infatti, ha cambiato radicalmente le aspettative dei consumatori e degli utenti: il 62% dei decision maker intervistati afferma che mai come oggi la tecnologia sia un elemento irrinunciabile per la crescita del business e per dialogare in modo diretto con i propri clienti. E se ad oggi il 64% degli intervistati ritiene che la propria azienda abbia adeguate competenze per portare avanti le priorità di business, il 73% pensa che queste stesse competenze non riusciranno a tenere il passo dell’innovazione già nei prossimi 1-2 anni. Ed è un fenomeno che corre veloce. Le aziende intervistate in Italia stanno sviluppando progetti cloud, mobile, sociale e Big Data per velocizzare il business e migliorare l’efficienza (48%), creare nuovi prodotti e servizi (41%) e migliorare la customer experience (33%)
E’ un passaggio radicale. Le aziende iniziano ad avere la consapevolezza che le nuove tecnologie daranno un vantaggio competitivo e per mantenere il passo della competitività e continuare ad accelerare la risposta tecnologica oggi più convincente è il cloud ibrido”,
dicono all’unisono i due manager. Ed è anche una questione di talenti.Per guidare la trasformazione non bastano le competenze tradizionali, occorre evolvere e acquisirne nuove e abbracciare nuovi profili professionali”.
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IT che ridefinisce il business; business che ridefinisce l’IT
Tocca ad Adrian McDonald, President Emea, EMC Corporation, enfatizzare ulteriormente i concetti della giornata: “In 26 anni di attività professionale non ho mai assistito a un cambiamento così profondo, denso di opportunità, con l’IT che entra nel business e i Ceo che per la prima volta si interessano in modo profondo alla tecnologia. Perché il valore del business sta nei dati. Nel mondo digitale la customer experience diventa fondamentale, e se non si è in grado di fornirla si rischia di perdere i clienti”, sostiene.
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Adrian McDonald, President Emea, EMC Corporation
Molte industrie stanno affrontando cambiamenti strutturali. E’ un meccanismo che deve rispondere a differenti sfide: reagire più velocemente alle nuove dinamiche, bilanciare i rischi, diminuire i costi, rispettare le normative,...: “L’agilità diventa un fattore differenziante così come la capacità di semplificare, in un mondo in cui l’IT tradizionale costituita da infrastrutture a silos deve essere gestita mentre quella moderna è da assecondare facendo leva sui nuovi paradigmi tecnologici”, spiega. La Terza Piattaforma deve necessariamente essere definita dal software, per rispondere a requisiti di velocità e agilità. Non è importante focalizzarsi su come opera l’IT, perché sarà automatizzata dal software, ma è fondamentale capire le necessità del business. Cio e i C Level devono cooperare e comprendere le necessità del business ”, dichiara.
Uno scenario in cui Emc pensa di poter giocare un ruolo di primo piano, offrendo le componenti per costruire una Software Defined Enterprise e spingendo il concetto di cloud ibrido: “Emc fornisce gli elementi per cloud privati e pubblici, ma oggi il modello più corretto da implementare è quello ibrido”. E in questo disegno la forza di Emc si esprime appieno quando si fa riferimento alla Federation: “Emc può far leva sulla Federationin cui convergono Emc stessa, VMware, Rsa e Pivotal, tutte realtà che, quando combinate, consentono di virtualizzare e far funzionare i data center rendendo trasparente questo utilizzo, una virtualizzazione di tutte le componenti infrastrutturali coniugata alla capacità di analizzare e utilizzare i dati come fattore competitivo abilitante il business. Il tutto senza creare lock in”.
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Diventare ibridi con Emc

Diventare ibridi significa diventare agili, veloci, trasformare l’IT in un servizio consumabile dal business che in maniera semplice, magari anche in mobilità, utilizza servizi IT per sviluppare il business. Facile a dirsi, ma da farsi? Spiega Dario Regazzoni, Presales Manager di Emc Italia:Nelle aziende l’IT spesso è ancora un processo fortemente artigianale e la strada per costruire un cloud ibrido da soli non è così banale; richiede una trasformazione organizzativa profonda, capacità di gestione e orchestrazione e di agganciarsi al pubblic cloud. Da parte sua Emc propone un cloud ibrido, standardizzato, ripetibile sempre con la stessa qualitàuna combinazione di hardware, software e servizi preintegrati che azzerano il rischio di integrazione e complessità – una soluzione che va costruita il cui punto di partenza è il software defined data center che poggia sulla virtualizzazione, oltre un'interfaccia semplice di gestione e interazione tra l'umano e il sistema informativo - un catalogo di servizi e logiche di business già cablate nel sistema oltre a un centinaio di workflow già integrati nel framwork. Una soluzione integrata con sistemi di cloud pubblico che ha richiesto 40 mila ore di esperienza e lavoro dell'ingeneria Emc, capace di realizzare da zero un hybrid cloud nel giro di 28 giorni. E oggi è già possibile fare scelta tra le due declinazioni delle architetture convergenti VBlock o Vspex con già preinstallato l'hybrid cloud, azzerando la complessità, riducendo i rischi e comprimendo i tempi. E da lì si può partire cercando di eolverere aggiungendo ciò che serve al business”, dettaglia Regazzoni.
La Software Defined Data Center disegnata dalla Federation è già disponibile da ora, nel corso del 2015  lo sarà anche su tecnologie Microsoft e successivamente su tecnologie OpenStack.

Puntare sulle persone e avere coraggio

Sul palco di Emc si sono succedute anche le testimonianze di Claudio Domenicali, Amministratratore Delegato Ducati Motor Holding e Silvio Fraternali, Responsabile Direzione Sistemi Informativi Intesa Sanpaolo Group Services S.c.p.a.
“Ducati è un’azienda che ha un rapporto one-to-one con il proprio consumatore e utilizza la tecnologia in modo crescente e costante. Guardando ai nuovi trend il social è un veicolo straordinario, piattaforma per condividere emozioni delle gare. Su Facebook abbiamo 2 milioni 700 mila fan. Non vogliamo clienti ma tifosi, non vendiamo moto ma un sogno. E poi ci sono il mobile, altrettanto importante per la fruizione dei contenuti, e il Cloud che per noi è realtà in quanto siamo sulla Nuvola Italia di Telcom Italia. Senza dimenticare il Big Data: abbiamo un database di 550 mila clienti profilati – attivi e prospect”, afferma Domenicali. E in merito alla trasformazione dei Cio in questi nuovi scenari dice: “Bisogna farlo non dirlo. Oggi il Cio che gestisce IT in modo tradizionale lavora in parallelo con il Cio che ha a che fare con l’IT più moderna. La vera sfida è quella di farli lavorare insieme in modo congiunto”.
Da parte loro le Banche stanno attraversando un momento di vera ‘paranoia’. “Le banche sono tra le aziende più impattate da un cambio di modello di business. Banche in cui si sta affermando la propensione all’utilizzo integrato di fisico e virtuale in modo esponenziale con l’IT è al centro del cambiamento. Le banche, inoltre, devono cambiare il proprio modello distributivo, che ha costi troppo alti rispetto a come si muove il mercato. Non è importante il cambio di modello della tecnologia in quanto tale quanto lo è quello che riguarda le persone che utilizzano la tecnologia come driver e che rischiano di essere il collo di bottiglia per un problema culturale. Il grosso lavoro da fare è sulla cultura delle persone,” argomenta Fraternali. E poi c’è il fenomeno del Big Data. “Dopo quella del web la grossa rivoluzione dell’architettura dei sistemi informativi è il Big Data, in cui il dato torna a essere al centro dello sviluppo delle applicazioni”.
In relazione al ruolo del Cio Fraternali è molto incisivo: “I Cio spesso si lamentano perché non si sentono capiti. Bisogna far tornare la passione per il mestiere di fare IT. Credo che molto dipenda dalla storia di questi ultimi anni, non sempre di successo. Siamo in un’era in cui è importante rifare i processi produttivi in ottica digitale, non si può fare solo l’ultimo miglio. Bisogna ricostruire l’azienda, sfruttando quello che si ha in casa e spendendo meno facendo bene, per creare credibilità e generare nuovi investimenti. E i Cio possono avere un ruolo di primo piano in questo processo.”
C’è chi, infine, come Gianluca Vialli, ospite d’onore della giornata, che nel corso della sua carriera professionale ha saputo ridefinirsi più volte: calciatore, allenatore e oggi commentatore televisivo di eventi sportivi: “Oltre al talento nella professione di calciatore ci vogliono qualità e quantità della pratica. La preparazione è tutto”, sostiene. “In generale ridefinirsi significa evolvere e per farlo ci vuole carattere,orgoglio e al contempo umiltà, focalizzazione e un pizzico di coraggio. Per farlo bisogna uscire dalla propria confort zone,” conclude vialli.
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