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I capi delle grandi imprese sottovalutano la sicurezza mobile

Secondo uno studio di Vanson Bourne, i responsabili dei sistemi informativi ritengono che i loro manager di riferimento non affrontino il tema con l’adeguata attenzione.

Trasformazione Digitale
British Telecom ha da poco commissionato a Vanson Bourne uno studio volto a capire come i temi della mobility e della sicurezza vengono affrontati all’interno delle aziende. Il campione selezionato è stato di 600 aziende nel mondo con oltre mille dipendenti.
Se ne ricava, innanzitutto, che i dispositivi mobili sono largamente presenti e che nel 91% dei casi sono gestiti sia il Byod (device personali per uso aziendale) sia il Cope (device forniti dall’azienda e utilizzabili anche personalmente). Ma solo il 21% ha definito policy per controllare il Byod.
Questa larga diffusione dei dispositivi mobili non appare priva di rischi. Il 72% dei Cio, infatti, indica che la propria impresa ha subito un problema di sicurezza mobile negli ultimi dodici mesi e il 68% di queste ha affrontato lo scorso anno almeno quattro incidenti.
Si tratta di cifre elevate, rese ancor più preoccupanti dal fatto che solo il 31% dei Cio ritiene che i capi delle aziende abbiano piena comprensione dei rischi di sicurezza posti dai terminali mobili. Peggio ancora, solo il 17% stima che le minacce in quest’ambito siano considerate in modo serio.
Se questo è l’atteggiamento dei massimi manager, la conseguenza automatica è che neanche i dipendenti mostrano un adeguato livello di coscienza. Infatti, l’87% si trova in questo stato e il 44% dei dispositivi mobili non possiede alcuna protezione, nemmeno una password. Appena il 19% dei decisori It stima che la propria società abbia le risorse necessarie per prevenire una violazione di sicurezza.

Assenza quasi totale di regole
Il quadro già inquietante si arricchisce di altre statistiche da brivido. Il 24% dei dispositivi mobili utilizzati in azienda ha accesso libero alle reti interne o contiene informazioni sensibili sui clienti, ma circa quattro aziende su dieci non preconizzano l’introduzione di regole per la sicurezza mobile. E anche fra quelli che si sono applicati, la revisione viene fatta in media una volta all’anno.
Poca consapevolezza sembra esserci sul fatto che la sottrazione o perdita di terminali, le infezioni da malware o il furto di dati sensibili hanno un impatto consistente sui processi interni, sottraendo tempo prezioso all’It. Per non parlare degli effetti negativi sulla produttività, sulla customer experience, sulla reputazione dell’impresa e sui costi.
Lo studio di Vanson Bourne, in ultima analisi, punta il dito sulla presa di coscienza dell’importanza della tecnologia a ogni livello. I successi dei programmi di sicurezza implicano un’adesione totale da parte delle direzioni, che devono dare l’esempio e prendersi le proprie responsabilità.  
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