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Troppo cari e poco funzionali gli oggetti connessi (fino a oggi)

Gli utenti si mostrano critici sull’effettiva utilità delle “cose Internet” già a disposizione. Sarà l’Apple Watch a cambiare tutto?

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Uno studio realizzato da Endeavour Partners prima dell’estate evidenzia come, dopo sei mesi di utilizzo medio, un terzo degli americani abbia riposto nei cassetti braccialetti od orologi connessi a Internet. Sullo stesso tema, Gfk ha realizzato un’indagine che ha coinvolto cinque paesi (Germania, Regno Unito, Cina, Corea del Sud e Usa) su un migliaio di soggetti, ricavando che il 39% degli oggetti connessi venduti sono tracciatori di attività e l’11% smart watch.
I principali freni allo sviluppo di questi prodotti restano, secondo gli utenti interpellati, i prezzi elevati e le ridotte funzionalità. Queste osservazioni assumono particolare interesse in vista del prossimo lancio di Apple Watch, che promette di essere un terminale almeno complementare allo smart phone.
Lo studio di Gfk evidenzia come al momento gli utenti vorrebbero utilizzare lo smart watch come misuratore dell’attività fisica (29%), gestore alternativo di chiamate telefoniche (13%), navigatore (10%) e oggetto per lo scambio di messaggi (6%).
Anche i pagamenti contactless, l’autenticazione a distanza e la sostituzione dei biglietti per l’utilizzo dei mezzi pubblici di trasporto sono impieghi citati, ma qualche preoccupazione nasce dalla durata ancora limitata delle batterie, che rischia di vanificare l’utilità e l’innovazione dello strumento.
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