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Tfr in busta paga: per le aziende un costo annuo da 3 mila a 30 mila euro

Bortolussi della Cgia di Mestre: “Sarebbero pochi gli imprenditori in grado di farsi carico di questo costo aggiuntivo”

Mercato e Lavoro
Secondo i calcoli dell’Ufficio studi della CGIA, l’eventuale anticipazione del 50 per cento del Tfr ai dipendenti potrebbe costare alle piccole imprese un importo annuo che oscilla tra i 3 e i 30 mila euro circa. 
Segnala il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi: “Premetto che il Tfr è una forma di salario differito, vale a dire sono soldi dei lavoratori; tuttavia, considerata la carenza di liquidità che caratterizza attualmente le piccole imprese, sono pochi gli imprenditori che potrebbero disporre delle risorse necessarie per anticipare metà del Tfr ai propri dipendenti. Non solo: vista la scarsa solvibilità in cui versano, difficilmente le banche sarebbero disponibili a elargire prestiti a soggetti estremamente a rischio d’insolvenza. Queste ultime, lo sappiamo bene, in questo momento prestano il denaro solo a chi ha una certa solidità finanziaria; agli altri, purtroppo, l’accesso al credito bancario è praticamente precluso”. 
Vediamo i risultati emersi dall’elaborazione. Le ipotesi prese in considerazione dalla CGIA sono quattro: 
1) falegnameria artigiana con 5 dipendenti. Ebbene, stando alle disposizioni previste dal contratto di lavoro del legno del settore artigiano, se tutti i dipendenti chiedessero l’anticipazione in busta paga del 50 per cento del Tfr maturato in un anno, l’azienda dovrebbe farsi carico di un esborso aggiuntivo annuo pari a 2.990 euro, mentre ciascun operaio beneficerebbe di un aumento annuo pari a 460 euro, che si tradurrebbe in 35 euro in più al mese (per 13 mensilità) in busta paga; 
2) negozio di abbigliamento con 10 dipendenti. In funzione delle specifiche previste dal contratto del commercio, se anche in questo caso tutti i dipendenti chiedessero l’anticipazione del 50 per cento del Tfr, l’esborso annuo a carico dell’impresa sarebbe di 7.026 euro. A ciascun dipendente finirebbero in busta paga 38 euro in più al mese (per 14 mensilità), pari a 539 euro aggiuntivi all’anno; 
3) azienda tessile dell’industria con 25 dipendenti. In questo caso la richiesta del Tfr costringerebbe l’impresa ad un esborso annuo pari a 16.952 euro. Ciascuno degli operai o degli impiegati disporrebbe di un aumento annuo di 521 euro pari a 40 euro in più al mese per 13 mensilità; 
4) industria metalmeccanica con 40 dipendenti. Nel caso in cui tutti gli operai e gli impiegati chiedessero l’anticipazione, l’azienda dovrebbe elargire ai richiedenti 28.656 euro all’anno. Per ciascuna delle 13 mensilità, ad ogni dipendente finirebbero 42 euro, pari a 550 euro in più all’anno. 
Da un punto di vista metodologico, fa notare la CGIA, i calcoli sono stati effettuati applicando gli importi previsti dalle disposizioni contrattuali.
Inoltre, si è ipotizzato che i dipendenti abbiano una anzianità lavorativa in quell’azienda di 5 anni. In particolare, si sono considerate le seguenti figure:

• impiegati d’ordine e operai qualificati livello “D” per la falegnameria artigiana;
• impiegati d’ordine e operai qualificati livello “V” per il negozio di abbigliamento;
• impiegati d’ordine e operai specializzati livello 3° per l’industria tessile;
• impiegati d’ordine e operai qualificati livello 3° per l’industria metalmeccanica. 

L’importo mensile, si riferisce a 13 mensilità: solo nel caso del negozio di abbigliamento, come previsto dal contratto del commercio, le mensilità sono 14. 

Gli importi in busta paga, infine, sono stati calcolati ipotizzando che il Tfr non concorra al reddito complessivo e quindi non sia soggetto alla progressività dell’IRPEF. In particolare, si sono applicate le disposizioni che regolano la tassazione delle anticipazioni dell’IRPEF; nel caso, si tratta di un prelievo corrispondente a circa il 23 per cento del Tfr (al netto della contribuzione aggiuntiva).
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