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Norme europee indigeste ai grandi cloud provider

Uno studio americano stima che meno dell’1% dei fornitori di servizi è pronto a rispettare il prossimo dispositivo continentale sulla protezione dei dati personali.

Cloud
I ricercatori americani di SkyHigh Networks hanno analizzato oltre 2.100 servizi cloud indirizzati alle aziende, per capire quale sia il livello di allineamento alla normativa europea sulla protezione dei dati personali, che entrerà in vigore l’anno prossimo. Lo studio, che ha coinvolto offerte come SalesForce.com, Office 365, WebEx o ServiceNow, fra gli altri, ha evidenziato come meno dell’1% sarebbe oggi conforme in termini di localizzazione e sicurezza dei dati.
Che si tratti del famoso “diritto all’oblio” caro a Google o dell’obbligo di notifica in caso di cyberattacco, il testo, che andrà a sostituire fra qualche mese la direttiva del 1995, potrebbe creare numerosi grattacapi a servizi per la maggior parte originati negli Stati Uniti. Secondo l’indagine, infatti, il 72% dei servizi cloud utilizzati in Europa si basa su dati ospitati in data center americani.
Per quanto riguarda l’integrità dei dati, la situazione non è migliore. Il 12% dei servizi ricorre alla cifratura, il 21% procede all’autenticazione multipla e solo il 5% dispone di una certificazione Iso 27001. 
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