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Allarme in Europa per le competenze in programmazione

Secondo i dati esposti dalla Commissione Europea, nel 2020 mancheranno circa 900mila specialisti.

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Un documento firmato da Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione Europea con delega per l’Agenda Digitale e da Androulla Vassiliou, commissaria europea per l’educazione, la cultura, la gioventù e il multilinguismo, lancia l’allarme sullo sviluppo di competenze in materia di programmazione. La materia viene giudicata fondamentale per la crescita economica del Vecchio Continente e per la comprensione di un mondo sempre più connesso.
Secondo gli esponenti di Bruxelles, oggi oltre il 90% delle professioni richiede competenze di origine It, ma il numero di diplomati non segue lo stesso ritmo della domanda e, quindi, numerosi ruoli rischiano nel tempo di trovarsi scoperti, nonostante l’elevato livello di disoccupazione. Le stime parlano di una penuria di circa 900mila programmatori nel 2020.
Kroes e Vassiliou hanno indirizzato una lettera ai ministri europei dell’istruzione allo scopo di invitare a incoraggiare i giovani a partecipare all’Eu Code Week, in programma dall’11 al 17 ottobre prossimi. Nel documento si legge che il codice è il cuore delle tecnologie e regola ogni interazione fra umani e computer. Le competenze in programmazione, dunque, sono elemento-chiave per funzioni che vanno dalla creazione di siti Web allo shopping online, dall’ottimizzazione dei Gps alle analisi di ogni genere di dati, per arrivare alle scienze avanzate.
L’Eu Code Week ha lo scopo di motivare i giovani all’apprendimento delle metodologie di programmazione, anche come chiave per mitigare la piaga della disoccupazione. A supporto, si cita uno studio britannico, in base al quale il 94% dei dirigenti consideri le competenze digitali come elemento essenziale delle proprie attività, ma un quinto stimi che la qualità di queste competenze oggi presenti nei diplomati sia sotto la media.
La formazione deve iniziare presto in ambito scolastico e ci sono paesi emergenti che sono già avanti in questo senso, come l’Estonia, dove si lavora sul codice nella scuola primaria già dal 2012. Il Regno Unito prevede di fare altrettanto quest’anno, mentre anche in Italia le riflessioni sono in corso, anche se le resistenze e le difficoltà del nostro sistema scolastico appaiono un ostacolo non trascurabile.
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