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Open Source e Social Network

La filosofia open è sotto vari aspetti alla base dell’innovazione apportata in questo ultimo decennio dai social network. Come valorizzare la libera circolazione delle idee, competenze e informazioni in ambito aziendale?

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Una delle esperienze che più ha sostenuto la condivisione delle idee, delle esperienze e delle informazioni come valore di crescita è l’Open Source, movimento nato negli anni ottanta in contrapposizione al software proprietario che riuscì ad affermarsi grazie alla creazione del sistema operativo Linux, oggi diventato una componente estremamente diffusa all’interno di gran parte delle dimensioni infrastrutturali di un data center.
Nel corso degli anni novanta Linux e l’Open Source furono oggetto di critiche severe da parte dell’establishment informatico che intravedeva in esso una minaccia al valore dei propri sistemi operativi. Semplificando, la critica che veniva mossa al movimento Open Source era che quest’ultimo non avrebbe mai potuto competere con i principi standard dell’ingegneria del software che erano stati fino ad allora fonte di ispirazione per lo sviluppo del codice. Non solo, ma una delle critiche più diffuse era relativa alla sicurezza: un sistema operativo open non poteva garantire un livello equiparabile a quello di un sistema proprietario.
Ebbene, a distanza di vent’anni gran parte delle critiche rivolte all’Open Source si sono rivelate errate. La condivisione della conoscenza ha permesso di creare sistemi più avanzati e concorrere alla rapida individuazione di errori del software permettendo di creare gli anticorpi necessari a contrastare anomalie e minacce informatiche. Di fatto, la filosofia open è sotto vari aspetti alla base dell’innovazione apportata in questo ultimo decennio dai social network in quanto queti ultimi hanno il proprio fondamento nella libera circolazione delle idee, competenze e informazioni, meccanismo che a livello teorico, può garantire una più diffusa conoscenza e una valorizzazione delle singole competenze.
Traslato in ambito aziendale il social network e in generale tutti gli strumenti a supporto del lavoro collaborativo - come video comunicazione, messaggistica istantanea ecc. - dovrebbero, per tutte quelle aziende che ne sostengono l’utilità, fare emergere nuova conoscenza e migliorare l’ambiente lavorativo nel suo complesso, nonché potenzialmente introdurre nuova efficienza e produttività.
Per cogliere possibili positivi risultati con l’utilizzo della componente social all’interno di una dimensione business, è però indispensabile che l’azienda stessa sia fortemente convinta della logica che sottende la libera circolazione delle idee all’interno della sua comunità. Le aziende sono infatti prevalentemente caratterizzate nell’avere un DNA gerarchico, e questo è evidente nella sua organizzazione piramidale e nella sua struttura a silos. I vantaggi generabili da effetti social possono essere perciò traguardati solo se la stessa organizzazione si dimostra disponibile a far sì che le idee possano circolare liberamente, modificando il suo modo di essere.
E’ tuttavia ipotizzabile avere un approccio minimalistico introducendo la componente social laddove si pensa esista un terreno più fertile alla disseminazione di lavoro collaborativo, ovvero all’interno di gruppi che lavorano su uno stesso progetto o attività. Oppure, così come sembra stia accadendo, far diventare la componente sociale-collaborativa parte integrante dei processi gestiti dagli stessi sistemi software, tipicamente un ERP, o singole funzione di pertinenza di quest’ultimo. Open Software intenso, quindi, come  termine associabile a una soluzione che rende possibile valorizzare le attività lavorative e gli stessi processi in una dimensione aperta ai contributi di più persone.
Quale che sia l’implementazione social di nuovo software collaborativo è comunque evidente che la filosofia Open, concepita ormai a più di vent’anni di distanza, è andata oltre le stesse aspettative di coloro che ne sono stati originariamente i fautori.
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