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Cgia: sugli immobili pesa un carico fiscale di oltre 52 miliardi di euro

Cgia: "Rispetto al 2013, quest’anno pagheremo 2,6 miliardi in più. La Tasi ci costerà almeno 4 miliardi".

Mercato e Lavoro
Su tutto patrimonio immobiliare complessivo (case, uffici, negozi, capannoni, etc.) grava un carico fiscale che nel 2014 raggiungerà i 52,3 miliardi di euro. Rispetto all’anno scorso, questo importo è destinato ad aumentare di oltre 2,6 miliardi di euro (variazione pari al + 5,4%). 
A questo risultato è giunto l’Ufficio Studi della CGIA, sommando i 9,3 miliardi di euro di gettito legati alla redditività degli immobili (Irpef, Ires, Registro e bollo, cedolare secca, etc.), gli 11,9 miliardi di euro riferiti al trasferimento degli immobili (Iva, imposta di registro/bollo, imposta ipotecaria/catastale, le successioni e le donazioni) e agli oltre 31 miliardi di euro riconducibili alpossesso dell’immobile (Imu, imposta di scopo, Tari e Tasi). Nonostante la Tasi ci costi almeno 4,1 miliardi di euro, l’incremento del carico fiscale complessivo per l’anno in corso si riduce a poco più di 2,6 miliardi a seguito della soppressione della maggiorazione Tares, che ci consente di risparmiare 1 miliardo di euro, e ad un alleggerimento del peso dell’Imu pari a quasi 675 miliardi di euro. 
Fino a qualche anno fa – ricorda il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – l’acquisto di una abitazione o di un immobile strumentale costituiva un investimento. Ora, chi possiede una casa o un capannone sta vivendo un incubo. In primo luogo perché la confusione e le difficoltà legate alle modalità di pagamento hanno raggiunto livelli inammissibili, in secondo luogo perché tra Imu, Tasi e Tari gli immobili sono sottoposti ad un carico fiscale ormai insopportabile”. 
Il gettito della Tasi per l’anno 2014, come risultante dalla Relazione tecnica allegata alla Legge di Stabilità 2014, dovrebbe essere pari ad almeno 3.764 milioni di euro
Oltre all’imponente sforzo economico che anche quest’anno i proprietari di immobili saranno chiamate a sostenere – conclude Bortolussi i contribuenti italiani dovranno sopportare anche un costo aggiuntivo legato alla burocrazia che attanaglia queste operazioni. Secondo una nostra elaborazione su dati della Banca mondiale, per pagare le tasse in Italia sono necessarie 269 ore all’anno, pari a 33 giorni lavorativi. Nell’area dell’euro solo il Portogallo registra una situazione peggiore della nostra”.
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