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Cybercriminalità, un mercato sempre più organizzato

Uno studio realizzato da Rand e Juniper focalizza la propria attenzione sugli strumenti sempre più sofisticati dei malintenzionati, ma anche sulle modalità di diffusione.

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I canali di distribuzione e i prodotti disponibili sul mercato della cybercriminalità hanno raggiunto livelli eccezionali di sofisticazione e affidabilità. La constatazione giunge al termine della lettura dello studio “Mercato degli strumenti della cybercriminalità e dei dati sottratti; il bazar dei pirati”, realizzato da Rand Corporation e Juniper Networks.
Il rapporto, infatti, paragona il comparto dell’illegalità a una grande città in piena espansione, nella quale è possibile trovare negozi, servizi, regole e sistemi di formazione. Il commercio è un dato di fatto e passa per le reti sotterranee, alle quali comunque non è troppo difficile avere accesso. Oltre ai prodotti, ormai si trovano servizi clienti, forum e quant’altro. I servizi correlati, invece, comprendono la locazione, per aiutare i novizi a lanciare attacchi complessi. Una botnet da 50 dollari, per esempio, consente di lanciare attacchi Ddos validi per 24 ore.
Questo mondo ha raggiunto un livello organizzativo avanzato, nel quale vigono precise regole gerarchiche e una rete di relazioni che varia in base al potere acquisito negli anni e alla bravura riconosciuta. Anche i pirati, poi, hanno una propria etica e chi non rispetta le regole viene buttato fuori.
Sui mercati paralleli si trovano anche strumenti che permettono di avviarsi alla “carriera” di malviventi digitali, con istruzioni sui kit di sviluppo, riferimenti per l’acquisto di carte di credito e così via. Le transazioni sono spesso concluse con monete elettroniche, come i bitcoin o criptodivise che garantiscano l’anonimato.
Lo studio conferma che America Latina, Cina e Europa dell’Est sono le aree geografiche più attive sul fronte della cybercriminalità. I pirati russi paiono quelli che si distinguono di più per la qualità del servizio. Ci sono anche specializzazioni che riguardano determinati paesi: i vietnamiti, per esempio, sono abili nella pirateria del commercio elettronico, mentre i cinesi sanno attaccare meglio la proprietà intellettuale. Gli statunitensi si concentrano soprattutto sulle minacce verso i sistemi finanziari interni. Infine, anche su un mercato già illegale si trovano dei truffatori, che propongono servizi fittizi.
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