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Le opportunità del cloud oltre l'IT tradizionale

Attorno ad applicazioni di primo livello, tier 1, esiste uno spazio di intervento molto ampio, un mercato tier 2 ancora tutto da scoprire

Cloud
Nel mondo aziendale, quello tipicamente riferibile al comparto delle  grandi e medie organizzazioni, il cloud verrà declinato in forma ibrida, privata e pubblica. Affermazione su cui concordano i big vendor - da Hp a Ibm, a Sap, Oracle e Microsoft – così come gli stessi analisti di Idc e Gartner.

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Il trasferimento o allocazione di risorse in forma privata corrisponderà essenzialmente a una ottimizzazione e razionalizzazione delle infrastrutture e dello stack tecnologico a supporto delle applicazioni core business.
Probabilmente questo shift non si identificherà con un pure cloud, nel senso che difficilmente, nella dimensione privata, verrà implementato un sourcing IT di tipo self service. Il vero cloud sarà costituito dal public cloud. Ed è da qui che possono arrivare le vere novità in termini di proposizione di offerta, sia in termini infrastrutturali e di software as a service, che poi quest’ultimo implica comunque una presupposto infrastrutturale e di piattaforma (su quale cloud os vado a sviluppare la mia applicazione, sorry, servizio?).
In questo scenario si gioca il futuro degli ecosistemi partner dei rispettivi vendor. System integrator, software house, dovranno progressivamente cambiare modello di business, attrezzandosi a mettere a punto un’offerta mediata da un IT as a service. Ma al di là dei servizi di gestione delle risorse, dal backup al disaster recovery, la public cloud offrirà soprattutto la possibilità di iniziare a prendere posizione sul mercato del software specializzato, sia per settori di industry, sia per aree dipartimentali, vedi tutte le potenzialità nell’ambito del marketing e gestione delle vendite.
Negli Stati Uniti è un fenomeno che inizia a essere ormai evidente. E accanto ai pure cloud più blasonati, come Salesforce e Netsuite, società che vantano un fatturato rispettivamente di 4,1 miliardi di dollari e 469 milioni di dollari, si vanno affermando società come Realpace (377 milioni di dollari in revenue), Veeva che offre servizi nell’ambito della sanità (210 milioni di dollari) e Guidewire focalizzata su servizi di marketing e project management (301 milioni di dollari). Questi ultimi sono solo la punta dell’iceberg. Il mercato è abbastanza grande per offrire opportunità di crescita in settori verticali e in software e servizi specialistici, rivelano gli analisti. Si pensi solo al Big Data, dove spesso all’interno delle aziende non esistono competenze sufficienti per gestire i progetti. Tutta una serie di esigenze, sollevate da grandi e medie aziende, che potranno trovare nel cloud un valido alleato. Anche in Italia lo scenario appena descritto potrebbe portar fortuna a più di qualche software house o provider che voglia posizionarsi con un’offerta coerente nei diversi ambiti specialistici.
Insomma, la sintesi di quanto detto finora, è che è fuorviante pensare al nascente mercato del cloud come a un qualcosa su cui andare a movimentare e trasferire le risorse e workload attualmente in gestione e in utilizzo presso l’utenza enterprise. Le grandi installazioni software si perpetueranno nel tempo in forma più o meno identica rispetto all’attuale. Ma attorno ad applicazioni di primo livello, tier 1, esiste uno spazio di intervento molto ampio, un mercato tier 2, per usare una definizione di gergo, ancora tutto da scoprire.
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