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Come affrontare (e non demonizzare) la complessità aziendale

Un gruppo di medie aziende italiane è stato analizzato da Sda Bocconi e Sap per capire quali strumenti possono supportare i processi di crescita e i relativi cambiamenti organizzativi.

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Ci sono alcuni pensieri comuni del mondo economico e imprenditoriale che andrebbero affrontati e confutati con attenzione. Spesso si associa il concetto di complessità alla dimensione aziendale, in un’accezione dalle sfumature negative, che può portare anche a mancate decisioni o a strategie troppo conservative. Sda Bocconi ha sviluppato, in collaborazione con Sap, un progetto di ricerca che già lo scorso anno aveva prodotto i primi frutti, con l’elaborazione di un modello utile per definire i fattori che influenzano la complessità, capire quali strumenti possano essere utili per affrontarla in modo corretto, studiare le funzionalità dei gestionali come “vaccini” contro gli ostacoli che insorgono e identificare dei razionali economici per misurare i risultati degli investimenti.
Rimandando all’ articolo che Impresa City ha già dedicato alle risultanze della prima parte del lavoro, basato su una Web survey con 200 aziende e interviste telefoniche di approfondimento con 30 di queste, ci occupiamo qui delle esperienze concrete utilizzate a supporto del lavoro complessivo, per evidenziare casi di riferimento utili per tutto il mondo, dinamico ma non sempre adeguatamente acculturato, della media azienda italiana.
Una prima naturale evidenza che emerge dal racconto delle sette aziende isolate da Sda Bocconi per il proprio lavoro di ricerca è che la complessità resta un elemento strettamente correlato alla crescita o, come ha sottolineato Massimiliano Ortalli, general business director E&C Organization di Sap Italia, “un elemento imprescindibile del successo”. Apertura verso nuovi mercati, acquisizioni, rapporto con clienti di crescente importanza e diversificazione sono fattori che inevitabilmente fanno aumentare la complessità, ma sono collegati allo sviluppo. Significativo, ad esempio, il caso di Samo, azienda del veronese che produce box doccia e arredo bagno: “Da una realtà con un fatturato di 50 milioni di euro – racconta il direttore della società, Laura Venturatostiamo passando a una dimensione di raddoppio, dovuta all’acquisizione di un concorrente, lo scorso anno. Per affrontare questo cambiamento, siamo partiti per tempo, nel recente passato, razionalizzando dapprima produzione e logistica, per poi passare alle attività commerciali e ai rapporti con i clienti”.
Di rilievo anche le esperienze di Came Group e Eridania-Gruppo Maccaferri, che in questo video offrono la propria testimonianza. 

 


Naturalmente, non mancano casi particolari, come quello di Vrv Group, partita in origine con prodotti per il mercato farmaceutico e poi diversificatasi nel tempo, dapprima verso il petrolchimico e lo stoccaggio di gas liquidi e poi, negli anni Novanta, verso l’essiccazione di prodotti per l’industria chimica: “Da diverso tempo abbiamo iniziato un processo di internazionalizzazione – spiega Alessandro Spada, responsabile della divisione criogenica, nonché figlio del fondatore della società – tant’è che oggi l’85% del fatturato viene realizzato al di fuori dell’Italia. Anche grazie alla tecnologia, abbiamo trovato un linguaggio comune per controllare le attività via via aggiunte”. 

Il ruolo aggregatore dei gestionali
In particolare, l’utilizzo delle soluzioni gestionali è servito per cementare l’integrazione di componenti diversificate, aggregare logiche e linguaggi differenti, omogeneizzare i processi e, in questo modo, sostenere la crescita. È il caso, ad esempio, del gruppo Calvi, specializzata nella lavorazione e trasformazione dell’acciaio: “La complessità è per noi insita nel tipo di attività che svogliamo – illustra il responsabile dei sistemi informativi Walter Gattazzo -. La scelta di Sap è scaturita dalla volontà di centralizzare le informazioni aziendali e supportare le logiche di gestione delle attività del gruppo”. Non dissimile, in questo senso, l’esperienza di Ducati Energia: “Abbiamo sette linee di business – descrive il direttore generale Marco Catassicon stabilimenti dislocati in vari paesi, oltre che in Italia. Il sistema gestionale del passato non poteva essere adeguato a razionalizzare differenti logiche di produzione e integrare modelli di business diversi fra loro”.
Dalle testimonianze raccolte per la ricerca di Sda Bocconi, in sostanza, emerge un ruolo di aggregazione affidato alla soluzione gestionale (Sap in tutti i casi, ovviamente), in stretta aderenza con le esigenze di un business in crescita (e quindi forzatamente più complesso), con l’It pronta ad affiancare, quando non guidare, i processi di cambiamento. In quest’ottica vanno letti i risultati ottenuti da chi è partito per tempo con questa evoluzione. Ancora Eridania-Gruppo Maccaferri e Came Group testimoniano in video la loro esperienza. 



Per approfondire e aggiornare nel tempo il concetto di complessità aziendale, Sap ha realizzato un e-book gratuito e il portale sapcaffe.it: “Quest’ultimo vuole essere uno spazio formativo e informativo,digitale e multicanale, dove le aziende raccontano come affrontano la complessità, utilizzano la tecnologia per la crescita e creano modelli di business più intelligenti”, conclude Ortalli.
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