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Crescono ancora gli attacchi ai sistemi It

L’ultimo report di Arbor Networks rivela come i cosiddetti Advanced Persistent Threat e le minacce mobili abbiano contribuito all’aumento globale.

Cloud
Arbor Networks ha reso disponibile il nono studio annuale sulla sicurezza delle infrastrutture Ip mondiali, sulla base di 220 risposte fornite da un panel di operatori Tier 1 e 2-3, carrier mobili, service provisder, grandi imprese e altre tipologie di operatori. Il periodo considerato va da novembre 2012 a ottobre 2013.
Un primo dato che balza all’occhio è la crescita nel numero di attacchi sulle reti mobili, soprattutto sulle infrastrutture Lte. Oltre il 20% dei fornitori di servizi mobili ha subito blocchi visibili dai clienti finali, mentre il numero di attacchi Ddos è raddoppiato rispetto alla precedente rilevazione e un quarto del campione ha affermato di esserne stato vittima con impatto sull’infrastruttura Internet mobile. Il 63% non conosce la percentuale di dispositivi compromessi sulla propria rete né quanti fanno parte di una botnet. Quest’ultimo dato è in aumento del 6% rispetto all’anno passato e dimostra, secondo Arbor, quanto ancora limitata sia l’implementazione di strumenti di rilevazione delle minacce.
Un'altra tendenza marcata riguarda la crescita del 36% delle cosiddette Apt (Advanced Persistent Threat), sempre più comuni e rilevate dal 30% dei responsabili della sicurezza interpellati, con un’ascesa dell’8% in un anno. Arbor sottolinea come questi dati rendano evidente la necessità di non concentrarsi più solo sulla difesa perimetrale, ma di identificare sempre all’interno un host sospetto. Eppure il 60% del campione non ha ancora implementato soluzioni che identifichino sempre i dispositivi (anche quelli personali) che accedono alla propria rete.
Gli attacchi si pongono come bersaglio primario lo strato applicativo (82%), anche su servizi crittografati (Https), con un aumento del 17% rispetto al precedente studio. Anche qui, la sicurezza degli accessi appare essenziale in chiave preventiva. Polverizzato anche il record di potenza degli attacchi, in passato fermatosi a 100 Gbps e ora invece arrivato a 309 Gbps. In compenso, si è ridotta la durata media, con l’88% attestatosi sotto l’ora. Il dato non è positivo in senso assoluto, poiché la raffinazione delle tecniche può lasciar pensare che molti attacchi Ddos siano in realtà diversivi per mascherare l’obiettivo reale. 
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