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Credito, Unimpresa: in 12 mesi -66 miliardi ad aziende e famiglie

Il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi: "Il quadro del mercato del credito è drammatico nonostante gli sforzi dei rappresentanti delle banche che negano l’esistenza del credit crunch".

Mercato e Lavoro
Credit crunch senza fine: tagliati più di 66 miliardi di euro di prestiti negli ultimi dodici mesi. E’ sempre più forte la stretta delle banche sui finanziamenti che nell’ultimo anno sono calati al ritmo di oltre 5 miliardi al mese. Da novembre 2012 a novembre 2013 il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 66,2 miliardi di euro passando da 1.485,2 miliardi a 1.419 miliardi. Una riduzione che interessa sia le famiglie (-9,1 miliardi) sia le imprese (-57 miliardi).
Questi i dati principali di un’analisi del Centro studi Unimpresa, secondo cui le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, del 4,46% nell’ultimo anno.
Secondo il rapporto dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, resta particolarmente grave il quadro per le imprese: nell’ultimo anno le aziende hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 32,9 miliardi (-9,85%) da 334,9 miliardi a 301,9 miliardi, quelli di medio periodo (fino a 5 anni) di 5,1 miliardi (-3,97%) da 129,9 miliardi a 124,8 miliardi e quelli di lungo periodo (oltre 5 anni) di 18,9 miliardi (-4,63%) da 409,1 miliardi a 390,2 miliardi. In totale lo stock di finanziamenti alle imprese è sceso da 874 miliardi a 816,9 miliardi con una diminuzione di 57 miliardi (-6,53%).
“I numeri parlano da soli: il quadro del mercato del credito è drammatico nonostante gli sforzi dei rappresentanti delle banche che negano l’esistenza del credit crunch. Al Governo di Enrico Letta, che ora è ripartito dopo la nuova fiducia del Parlamento, chiediamo più impegno proprio per far riaprire agli istituti i rubinetti dei prestiti” osserva il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Il futuro è sempre più incerto, il Paese è allo sbando e le proteste in piazza, che aumentano giorno dopo giorno, sono un segnale preoccupante da non sottovalutare” aggiunge Longobardi.
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