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Alla fine in Europa prevarrà il Cope?

La prudenza fin qui mostrata nell'adozione di strategie Byod lascia pensare che la mobilità in azienda sarà affrontata con la logica del Corporate Owned Personally Enabled.

Trasformazione Digitale
Tutte le analisi effettuate fino a oggi e anche le esperienze già messe in atto dalle imprese lasciano intendere che in Italia e, più on generale, in Europa, il concetto di Byod non piaccia più di tanto. Almeno questa appare la realtà sentendo i Cio o coloro che devono gestire la questione dal punto di vista dell’organizzazione delle risorse e del controllo dei sistemi informativi.
I timori sulla sicurezza o la complessità normativa sono fra i limiti più ricorrenti a una maggior diffusione del Byod, che, nei casi migliori, è stato implementato in modo parziale o attraverso passaggi intermedi, come quello del cosiddetto Cyod (Choose Your Own Device), che riduce il raggio di scelte per l’utilizzatore e agevola un controllo più efficace per le aziende.
In prospettiva, l’alternativa che pare più probabile per il futuro dell’enterprise mobility (vista nell’ottica della scelta del terminale) è quella del Cope (Corporate Owned Personally Enabled). In questa modalità, i dispositivi sono di proprietà dell’azienda, ma gli utenti possono utilizzarli anche per scopi personali. Sembra essere questo il compromesso più semplicemente applicabile nelle aziende per agevolare l’utilizzo dei terminali mobili senza correre il rischio di perdere il controllo di cosa viene caricato e di come si accede alla rete, ma anche senza limitare troppo la libertà del singolo collaboratore.
Come sanno tutti, i dipendenti hanno da sempre utilizzato anche per scopi privati le risorse tecnologiche messe a disposizione dalle aziende. In passato, c’è stata una certa tolleranza, ma con l’andare del tempo sono subentrate limitazioni crescenti e anche un controllo invasivo, talvolta esplicitato nelle policy aziendali, talaltra no.

La spinta combinata di utenti e vendor

In una logica Cope, gli ambiti professionali e privati vengono distinti alla fonte, garantendo una miglior trasparenza, riducendo le problematiche di tipo giuridico, facendo comunque risparmiare all’utente i costi di acquisto e aggiornamento del dispositivo, ma assicurando anche alle aziende una maggiore sicurezza, facilità di amministrazione, gestione semplificata dei costi e omogeneità del parco.
Se lo spazio da prendere appare ancora ampio, visto che il Byod non ha finora attecchito più di tanto, a favore del Cope c’è anche l’interesse dei vendor, Samsung in testa, che vorrebbero ampliare la diffusione dei propri device anche nei contesti aziendali. Per questi, l’idea di sposare un concetto alternativo al Byod (che è stato cavalcato soprattutto da Apple e Blackberry) potrebbe rappresentare il giusto cavallo di battaglia. In un mercato dove la tendenza appare quella di rimpiazzare progressivamente i computer da ufficio con i tablet (almeno per alcune funzioni, come quella commerciale), la filosofia Cope potrebbe risultare determinante per spingere verso un ammodernamento comunque inevitabile, ma meglio controllato dall’It e spendibile come progetto importante presso il management.
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