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Inflazione, per l'Istat nuovo crollo a novembre

Nuovo crollo a novembre, frena a 0,6, al minimo dal 2009. Confesercenti: “Specchio di un Paese fermo e sfiduciato”.

Mercato e Lavoro
A novembre l’inflazione, ovvero la crescita dei prezzi al consumo, frena ancora su base annua, con il tasso che si ferma allo 0,6% dallo 0,8% di ottobre. Si tratta del valore più basso da ottobre 2009. Lo rileva l’Istat nelle stime preliminari, registrando su base mensile il terzo calo consecutivo con un -0,4%, il più marcato da novembre 2008.
I prezzi del cosiddetto ‘carrello della spesa’, ovvero dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (dal cibo ai carburanti), a novembre salgono dello 0,8% su base annua, lo stesso livello di ottobre secondo le rilevazioni dell’Istituto di statistica. Su base mensile i prezzi dei prodotti più acquistati scendono dello 0,1%.
Il rallentamento dell’inflazione a novembre, spiega l’Istat, è dovuta soprattutto ai beni energetici e agli alimentari freschi. In particolare, il prezzo della benzina diminuisce dell’1,7% rispetto al mese precedente e mostra una flessione del 3,1% su base tendenziale. Ecco che l’inflazione acquisita per il 2013 passa dall’1,2% all’1,0%. Insomma, dopo un mese di tempo per gli adeguamenti l’effetto dell’aumento dell’aliquota Iva ancora non si fa sentire.
“La caduta dell’inflazione non è più un segnale tranquillizzante – sottolinea Confesercenti in una nota – bensì lo specchio di un Paese sfiduciato e fermo. Se poi aggiungiamo la disoccupazione alle stelle, i consumi al minimo, l’enorme quantità di chiusure di imprese, bisogna fare attenzione alla valanga che può abbattersi sulla tenuta economica e sociale del Paese. Troppe incertezze e troppi timori sul futuro condizionano pesantemente i comportamenti di imprese e famiglie con un rischio reale di avvitamento dell’economia intera e di una fase di deflazione che va invece scongiurata. Occorre reagire con rapidità per restituire fiducia al Paese e permettere alle Pmi in particolare di tornare ad investire e creare nuovo lavoro. Le decisioni che vanno prese riguardano più che mai una spesa pubblica che va tagliata con coraggio per ridurre la pressione fiscale in modo significativo ed urgente. Il tempo dei piccoli aggiustamenti è davvero finito”.
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