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Inflazione, Istat: a settembre frena a +0,9, minimo da 2009

Vivoli (Vice Presidente Vicario Confesercenti): “Consumi fermi, altro che IVA: serve una manovra per rilanciare la crescita”.

Mercato e Lavoro
A settembre l`indice nazionale dei prezzi al consumo per l`intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra una diminuzione congiunturale dello 0,3% e un aumento dello 0,9% su base annua, in rallentamento rispetto alla dinamica rilevata ad agosto (+1,2%).
Lo comunica l’Istat, precisando che il dato tendenziale è il più basso da novembre 2009.
Il rallentamento dell`inflazione, spiega l’Istituto di statistica, è ampiamente imputabile ai beni energetici, al netto dei quali la crescita tendenziale dell`indice dei prezzi al consumo resta stazionaria all’1,3%.
In particolare, spiega l’Istat, nonostante i prezzi dei Beni energetici non regolamentati registrino, su base mensile, un aumento relativamente consistente (+1,0%), questo risulta molto più  contenuto rispetto a quello rilevato tra agosto e settembre del 2012. Questo fenomeno accentua la flessione tendenziale dei prezzi dei Beni energetici, contribuendo così, insieme con il rallentamento della crescita su base annua dei prezzi dei Beni alimentari non lavorati e dei Servizi relativi ai Trasporti, al calo dell`inflazione a settembre.
Vivoli, Vice Presidente Vicario Confesercenti, ha commentato: “Con l’inflazione a questi livelli anni fa avremmo fatto i salti di gioia, oggi invece dobbiamo constatare che l’inflazione sotto l’un per cento segnala che i consumi sono in forte affanno sotto i colpi di una crisi ancora pesante. In questo scenario l’aumento dell’Iva di domani finisce per aggravare lo stato dell’economia reale. Altro che aumento Iva, serve al più presto una manovra per rilanciare la crescita. Altrimenti l’Italia rischia seriamente di perdere il treno della ripresa, con la conseguenza di collezionare ancora chiusure di imprese e maggiore disoccupazione. La priorità non è l’Iva al 22%, o l’eventualità di pagare la rata dell’Imu di fine anno, ma è invece un taglio netto della pressione fiscale reso possibile da una drastica riduzione della spesa pubblica improduttiva. Ecco perché ripetiamo che occorre cambiare strada, ritrovare stabilità e riaprire un dialogo quanto mai necessario fra Istituzioni, partiti e forze  sociali”.
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