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Cresce il numero di aziende italiane colpite da attacchi Apt

Idc ha condotto, insieme con Trend Micro, un’indagine che rileva come oltre la metà delle grandi aziende abbia subito almeno un attacco occasionale nell’ultimo anno.

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Il 57,4% delle aziende italiane di grandi dimensioni ha subito un attacco occasionale ai propri sistemi negli ultimi dodici mesi. Nel 9,6% dei casi, si è trattato di un cosiddetto Apt (Advanced Persistent Threat), ovvero un tentativo sofisticato di penetrazione che si pone un obiettivo specifico nel tempo e produce una serie continuativa di minacce, generalmente per ottenere informazioni sensibili o danneggiare i sistemi del proprio bersaglio.
Questi dati emergono da un’indagine effettuate nel nostro Paese da Idc, in collaborazione con Trend Micro, su un campione di 136 grandi aziende. Queste realtà hanno ormai acquisito una certa consapevolezza sull’impatto che questo genere di attacchi può generare. La quasi totalità ritiene che gli effetti possano avere assoluta rilevanza e nel 79,4% dei casi il principale timore è rappresentato dalla sottrazione o perdita di dati riservati, con ripercussioni sulla reputazione dell’azienda.
Il numero di attacchi Apt denunciato può apparire contenuto, ma il dato va comparato con la reale capacità di rilevare la minaccia o con la disponibilità ad ammettere di essere stati colpiti. Del 9,6% di grandi aziende che ha ammesso di aver subito un Apt, oltre due terzi ha dichiarato di essere riuscita a neutralizzarlo in tempo, mentre solo in qualche sparuto caso è stato registrato un impatto rilevante sul business aziendale. Gli exploit zero-day e il malware zero-day sono gli strumenti maggiormente rilevati, mentre solo nell’11% dei casi sono state citate le botnet, che però risultano di difficile individuazione per le tradizionali soluzioni con controllo signature-based.
Secondo Idc, esiste una discrepanza tra i rischi percepiti e le conseguenze effettive di un attacco, dove il costo degli interventi di ripristino è spesso sottovalutato, mentre il danno in termini di reputazione e perdita di dati sensibili appare sovrastimato. In compenso, le aziende italiane iniziano a comprendere come occorra una protezione più evoluta contro le minacce sofisticate in circolazione. Il 37,5% del campione analizzato ha indicato di aver messo a budget l’introduzione di una nuova misura di sicurezza nei prossimi dodici mesi, anche se per i responsabili dell’t la vera sfida appare la definizione di una visione strategica del problema, da portare all’attenzione del management aziendale.
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