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Cisco nell’era dell’Internet of Everything

Nella nuova era digitale la rete deve diventare agile, intelligente, automatizzata e sensibile al contesto. Cisco One è quella proposta da Cisco, basata sul concetto Sdn, che integra la programmabilità in tutta l’infrastruttura di rete per ottenere innovazione, protezione degli investimenti e spese operative inferiori.

Cloud
L’Internet of Everything è la visione strategica di Cisco di oggi e del futuro, ma anche un’opportunità concreta di business per imprese e amministrazioni. Presentata in Italia da Agostino Santoni a pochi mesi dal suo mandato di amministratore delegato di Cisco Italia, oggi viene ribadita da Flavio Bonomi, Head Advanced Architecture and Research, Cisco Corp. e da Paolo Campoli, Head of SP Archietecture e Cto, Cisco Europe, di passaggio in Italia.
“Oggi viviamo in in un mondo difficilmente immaginabile solo 20 anni fa e questo è solo l'inizio”, dice Agostino Santoni. L’evoluzione di Internet ha vissuto quattro grandi fasi: la connettività con l’applicazione email che l’ha fatta da padrona; la digitalizzazione dei processi di business quali e-commerce, supply chain,...; la digitalizzazione dell’interazione - il business è social, si afferma un nuovo modo di fare impresa attraverso l’interazione; la fase attuale e futura dell’Internet of Everything.
agostino-santoni.jpg“L'Internet of Everything è la straordinaria possibilità di integrare persone, cose, processi e dati per  creare una fase nuova di Internet molto più estesa di quella odierna. Oggi solo l'1% degli oggetti presenti su scala globale è collegato a Internet; è questa una grande opportunità di fare diventare Internet ancora più efficace e presente nei processi di business di imprese e amministrazioni”, afferma Santoni.
Sono i numeri a definire meglio il contesto di riferimento. “Ci sono voluti 20 anni per avere 2 miliardi di persone collegati al web, ce ne voranno solo altri cinque per arrivare a più di 4 miliardi di utenti collegati. Già nel 2009 il numero di oggetti collegati alla rete era superiore a quello delle persone collegate. Entro il 2015 ci saranno più di 15 miliardi i dispositivi collegati alle reti ed è ragionevole pensare che entro il 2020 saranno più di 50 miliardi”, enfatizza Santoni.
Per Cisco la vision dell’Internet of Everything si cala concretamente in una serie di architetture e tecnologie. “In ambito architetturale le priorità che si è data Cisco sono molteplici: mantenere la leadership nel core, continuando a perseguire l’evoluzione su router e switch; focalizzarsi su data center, virtualizzazione e cloud; il video come strumento fondamentale per trasformare i processi di business e la  collaboration per trasformare il modo di collaborare e creare nuovi modelli di business. Il tutto mantenendo come denominatore comune della strategia architetturale i concetti di mobility, security e ‘any to any', come capacità di rendere disponibili le informazioni su ogni tipo di dispositivo, ovunque ci si trovi”, dice Santoni.

[tit:Internet of Everything così come concepito da Cisco]

E’ Flavio Bonomi, Head Advanced Architecture and Research, Cisco Corp, a dettagliare il concetto di Internet of Everything così come concepito da Cisco.
“Davanti a noi c’è un’incredibile opportunità. Come ingnegnere e ricercatore è il momento di una vita; oggi, più che mai, infatti, la rete e le tecnologie avanzate hanno un impatto più diretto con la vita di tutti i giorni, coi sistemi che utilizziamo. Sono innovazioni che si possano toccare con mano”. E prosegue: "L’Internet of Everything è una spinta verso il futuro che porta nuovi modi di gestire i processi e impatta su molteplici mercati verticali: automazione industriale, energy, retail, trasporto, sanità, città intelligenti... E’ la rete intelligente che connette persone, processi, dati e cose. Una connettività espansa che non solo collega le persone ma anche le cose, e da questa interazione tra persone e cose ne deriva una miglior efficienza di processi. E’ l’industrializzazione di Internet, che non è solo l’Internet pubblica flaviobonomi.jpgma anche le internet private, che pentrano in verticale"..  
E’ un mercato dalle potenzialità enormi: 1,2 miliardi di dollari di valore nel 2013, di cui 613 già realizzati e 544 pronti per esserlo, che diventeranno 14,4 miliardi nel 2022. “Sono numeri straordinari, il cui valore non è percepito oggi nella sua interezza perché non siamo ancora pronti a coglierne tutte le potenzialità. I bisogni però ci sono e continuano a emergere.”
Come spiega Bonomi il ruolo che Cisco vuole giocare in questo disegno è relativo all’infrastruttura. Un’infrastruttura che porta i dati, ma non si riduce solo a questo, va oltre: “La rete diventa piattaforma intelligente che oltre alla connettività e al trasporto dei dati si occupa dell’elaborazione dei dati”.
Dietro la connettività c’è la rete che collega gli oggetti in modo efficiente: semafori, treni, piattaforma per il gas, monitor cardiaci, telecamere per la videosorvegianza... Tutti oggetti che vanno collegati in modo sempre più efficiente per poi portare questi dati in punti di elaborazione e decisione all’interno della rete.
Cisco è la base di questa infrastruttura, ma come sottolinea Bonomi, il futuro richiede più  distribuzione dell'intelligenza. L'intelligenza deve tornare distribuita all’interno della rete: “Il futuro guarda a una maggiore distribuzione: la comunicazione è più efficiente, la mobilità estrema, la capacità di reagire agli errori molto più veloce e occorre anche sviluppare la capacità di accedere subito ai dati sia al punto sorgente sia alla periferia della rete”. Per questo Cisco ha introdotto il concetto di Fog Computing, come complemento del Cloud Computing al fine di distribuire la capacità virtualizzata di fare computing, storing, networking portando l’intelligenza nell’infrastruttura. La connettività rimane un punto saldo ma oltre a ciò ci vuole l’intelligenza, la distribuzione di computing, storage, data management, resource management e servizi. Così operando l’Internet of Everytihng stimola l'innovazione di un elevato numero di tecnologie abilitanti creando nuovi paradigmi architetturali e tutta questa trasformazione non fa che migliorare tecnologie quali mobilità, sicurezza, video, contenuto, gaming....  

[tit:La rete programmabile, basata sul modello Sdn]

La Rete è la piattaforma dell’Internet delle cose, o meglio, dell’Internet of Everything, che diventa programmabile nella visione Cisco One - Open Network Environment: “E’ una delle transizione tecnologiche e di business più importanti per l’azienda e per il mercato,’ afferma Paolo Campoli, Head of SP Architecture e Cto, Cisco Europe. “Oggi il dilemma per chi fa reti è il seguente: le grosse transizioni che determinano l’evoluzioni della rete sono legate a mobilità, cloud, video, social, in cui la rete è piattaforma o una utility, un mezzo dipaolo-campoli.jpg trasporto ottimizzato? “, dice Campoli.
Nella visione di Cisco la Rete è una piattaforma in grado di interagire con terminali, con il cloud e quindi in grado di creare valore in un’architettura completa. E’ rete intelligente, che non si occupa solo di trasporto. Ed ecco entrare il gioco il concetto di Software Defined Networking - Sdn, su cui poggia la rete così come concepita da Cisco: “Software defined networking significa rendere le reti programmabili tramite il software non più controllato solo da chi realizza apparati di rete ma anche da un ecosistema di persone che sviluppano applicazioni. Significa separare l’intelligenza dal trasporto, disaccoppiare il piano di controllo dal piano di forwarding, astrarrendo la complessità della rete al fine di rappresentare la rete verso chi sviluppa applicazioni in modo semplice e, infine,  esporre le Api, ganci logici nella rete che permettono agli sviluppatori di programmare la rete”.
Separare il control plane dal data plane non è un’idea nuova nell’ambito networking ma quello che succede oggi è che esistono le tecnologie e le richieste di business che rendono questo modello di reti programmabili un vero e proprio imperativo.
Più in dettaglio, sono quattro i principi su cui si fonda il concetto di architettura Sdn. Il primo elemento è il controller (l’intelligenza), il prodotto che gestisce l’intelligenza di rete. La dinamica competitiva in quest’ambito è molto forte. Molte aziende stanno attivandosi a partire da operatori tradizionali come Cisco, Juniper Network, Huawei a cui si affiancano nuove start up.
Vi è poi l’esposizione delle Api di rete: si tratta di chiamate che il software fa normalmente al sistema operativo. Fino ad ora non è mai esistito il concetto di fare una chiamata a una funzione della rete. Terzo elemento la necessità di agenti software che permettono alla macchina di dialogare con un’intelligenza esterna. Infine, il protocollo di controllo che può essere open source.
“Un aspetto interessante di avere una rete programmabile e modellabile in maniera astratta e semplice per i programmatori è il fatto che si  può utilizzare  lo stesso schema sia nel data center che nella rete pubblica. Per gli operatori di rete il fatto di poter controllare il data center che eroga il loro servizio cloud consente di dare ai clienti una garanzia di prestazioni molto più end-to-end”, spiega Campoli.
Il modello Sdn risulta molto “appeling” per carrier, cloud provider e nell'ambito enterprise. I Cto e i Cio di queste realtà hanno necessità di aprire le Api ai business partner per creare business innovativi o trovare il modo per disaccoppiare il software dall’hardware ma anche semplificare la configurazione/gestione delle infrastrutture.
“Con Cisco One Cisco espande il concetto di rete programmabile, portando la rete verso le applicazioni al fine di estrarre informazioni per realizzare servizi più intelligenti e accativanti, allocare meglio le  risorse di rete, fare analitycs”, conclude Campoli. 
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