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Unioncamere: trimestre difficile per tanti distretti del Made in Italy

Tra le regioni settentrionali, il Veneto è la meno penalizzata con una produzione in discesa del 3,6%, mentre il Piemonte accusa la crisi del settore dell’auto e lascia sul campo il 5,7% in meno rispetto alla produzione del I trimestre 2012.

Mercato e Lavoro
Le difficoltà del settore auto e dell’edilizia rallentano l’economia manifatturiera di diverse regioni del Nord e del Centro. La crisi dei consumi penalizza il settore tessile e, con esso, l’industria del Made in Italy soprattutto della Toscana e delle Marche.
Il bilancio della produzione manifatturiera nazionale del I trimestre 2013 segna, in sintesi, una pesante riduzione del 5,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con punte del -6,5% per le imprese con meno di 50 addetti e del -7,2% per l’artigianato. E pesa come un macigno soprattutto sulle regioni del Mezzogiorno dove il calo della produzione raggiunge il 9% con la punta estrema della Calabria che tocca il -15,6%. Questo quanto emerge dall’indagine congiunturale sulle imprese del manifatturiero, realizzata dal Centro studi di Unioncamere.  
L’andamento della produzione industriale nei primi tre mesi dell’anno – sottolinea il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello - segna ancora una flessione consistente che, nel Mezzogiorno ma anche in tanti contesti distrettuali del Centro-Nord, suscita preoccupazione. Penalizzata dal difficile contesto attuale è ancora e soprattutto la piccola impresa, più legata ai consumi interni che stentano a ripartire”.  
Si è chiuso con un pesante -5,3% tendenziale il I trimestre 2013 per la produzione industriale delle imprese manifatturiere italiane. Non accennano infatti a riassorbirsi gli effetti negativi sull’economia reale che le misure di contenimento del deficit stanno producendo sull’intera Area euro: per le fonti della domanda, infatti, non si intravede un chiaro percorso di recupero.
E’ più profondo il calo per le imprese sotto i 49 addetti (-6,5%) e per il segmento dell’artigianato, che arriva a cedere il 7,2%, mentre sulle imprese con oltre 50 addetti la perdita si arresta al -3,9%. Su scala territoriale sono sensibili le differenze tra Centro-Nord e Sud e Isole. Nord Est e Nord Ovest cedono rispettivamente il 4,1% e il 4,6%, risultati lievemente meno pesanti della media nazionale, all’estremo opposto il Sud e Isole accusa invece una flessione del 9,0%.
Tutti i comparti sono coinvolti dalla discesa dei volumi prodotti: la filiera del legno-arredo (-8,3%) e quella delle Altre industrie manifatturiere (-7,8%) sono le più penalizzate, risentendo più marcatamente delle difficoltà di tutte le attività legate all’edilizia. Le industrie dei metalli e la meccanica riportano entrambe battute di arresto superiori al -5%, soglia su cui si ferma il calo del sistema moda. Risentono meno degli effetti del ciclo avverso le industrie elettriche ed elettroniche, l’alimentare e la chimica, ma le flessioni sono comunque superiori al 2,4%.
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