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Forum Pa, l'infrastruttura come risorsa strategica nazionale

Gli interventi straordinari che l’Italia deve affrontare per dare al Paese un sistema digitale in grado di generare una nuova competitività a livello nazionale e territoriale. L'intervento di Agostino Ragosa, direttore dell'Agenzia

Mercato e Lavoro
Agostino Ragosa, direttore dell'Agenzia per l'Italia, è intervenuto nel corso della manifestazione mettendo in luce gli interventi straordinari che l’Italia deve affrontare a livello infrastrutturale per allinearsi agli standard europei e per potere dare al Paese un sistema digitale in grado di erogare reali servizi per creare i presupposti per una nuova competitività a livello nazionale e territoriale. Ecco alcuni dei passaggi del suo intervento.
“Dobbiamo ridurre i data center pubblici. Non ne possiamo avere più di 4 rispetto ai 4 mila oggi in funzione presso la Pa centrale e locale. Occorre azzerare i costi e  dare senso e visibilità all’infrastruttura. E’ una delle direttrici strategiche su cui stiamo lavorando. Tutto questo comporta un impegno comune dei responsabili dei sistemi informativi centrali e regionali. Esiste una preoccupante frammentazione che è colpa anche di tutti noi che operiamo sul sistema ICT nazionale. Il vero problema è che l’infrastruttura pubblica non è mai stata considerata una infrastruttura strategica per il Paese. Pur spendendo 10 miliardi all’anno non patrimonizziamo nulla. Ciò significa che la nostra infrastruttura non vale nulla. Bruxelles è molto chiaro riguardo all’importanza strategica delle infrastrutture poiché ritiene quest’ultime la chiave di volta per la competitività dei territori. Esiste un problema di capacità e valorizzazione della spesa. Dei 60 miliardi erogati dall’Europa siamo riusciti a spenderne solo 18. Dobbiamo sapere pianificare, avere progetti pronti per l’execution, altrimenti arriveremo sempre tardi. Deve esistere uno sforzo comune  e deve essere avviata una profonda riqualificazione dell’offerta e della domanda. Non si può pensare di risolvere problemi così profondi continuando a sviluppare piccole applicazioni. Occorre sviluppare grandi sistemi e grandi strutture. Potere erogare servizi in modo sicuro e poterci confrontare con il sistema europeo. Alcuni dei progetti dei servizi che andremo a erogare sono ormai sistemi che interessano una dimensione europea.  Un esempio è il sistema delle anagrafiche locali attualmente allocate presso gli 8 mila comuni. In due anni dobbiamo essere in grado di smantellare tutto e creare due sole piattaforme centrali e un’unica anagrafica. Si deve creare una infrastruttura pubblica interconnessa e il sistema di connettività pubblico deve essere ridisegnato. L’anagrafica pubblica non interessa soltanto la singola comunità, ma diventa di interesse europeo. In qualsiasi città europea, quando i cittadini italiani saranno in possesso della propria carta digitale, si dovrà poter accedere ai dati anagrafici. In questo senso deve essere ridefinito anche il tema dell’identità elettronica. L’identità digitale ha bisogno che ha bisogno di un’infrastruttura idonea per  essere erogata. Deve esistere una reale struttura di governance ed è quindi indispensabile individuare in ciascuna regione l’ente pubblico responsabile dell’infrastruttura. Troppo spesso la confusione di ruoli ha generato confusione operativa e frammentazione. Oggi abbiamo pubblicato le linee guida per il cloud, alcune linee sui data center. Occorre dare indicazioni precise su come fare queste cose. Uno dei problemi è la mancanza di standardizzazione. Per fare questo l’agenzia oltre a scrivere regole e dare senso al suo essere ente regolatore deve essere propulsore delle attività territoriali. Servono progetti per il territorio e ogni amministrazione deve sentirsi parte dell’infrastruttura nazionale. Se vogliamo davvero che i dati siano condivisi dobbiamo intervenire prima a livello infrastruttura poi a livello applicativo”.
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