Imposte su lavoro, imprese e consumi: italiani versano il doppio rispetto a spagnoli ed inglesi.
Secondo uno studio
Confesercenti sulla situazione della pressione fiscale, il sospirato
‘Tax Freedom Day’ che nel 1990 scattava a maggio, ora è scivolato al 12 giugno.
Impressionante l'avanzata delle tasse locali, frutto del federalismo. Comparando il nostro peso fiscale con gli altri Paesi emerge l'insostenibilità di quello italiano. E il futuro, sempre stando alle valutazioni ufficiali, non promette nulla di buono: le previsioni “tendenziali” (quelle che diventeranno realtà se non si farà nulla) ci dicono che la “maledizione” del 44% ci accompagnerà (decimo più, decimo meno)
almeno fino al 2017.
Certo, le tasse, in una società civile, sono il prezzo da pagare per i servizi pubblici, come la legge e l’ordine pubblico, l’istruzione, la salute, la manutenzione delle infrastrutture. Ma, se ci deve essere una qualche corrispondenza fra tasse e servizi, fra prelievo e spesa, allora occorre chiedersi come possa spiegarsi una realtà che vede il nostro paese:
- • al primo posto in Europa nel “total tax rate” (somma delle imposte sul lavoro, sui redditi d’impresa e sui consumi), con un 68,3% che ci vede quasi doppiare i livelli di Spagna e Regno Unito e ci colloca bel oltre quello della Germania (46,8%);
- ai più alti livelli europei quanto a numero di ore necessarie per adempiere agli obblighi fiscali (269): 2,5 volte il Regno Unito, il doppio dei paesi nordici (Svezia, Olanda e Danimarca) e della Francia, un terzo in più rispetto al Germania;
- in coda, fra i paesi Ocse, nella graduatoria di efficienza della Pubblica Amministrazione, con un valore (0,4) pari a un quarto di quello misurato per la Germania e il Regno Unito.
Secondo
Confesercenti “l'abbassamento della pressione fiscale è più che mai una priorità che non può essere risolta con qualche misura tampone. Le risorse, insiste Confesercenti, vanno trovate tagliando la spesa pubblica. Gli sprechi, le spese inutili, i troppi livelli istituzionali producono uno sperpero enorme di denaro pubblico. Si può cominciare a risparmiare molto con il rigore ed una coraggiosa riforma. E’ strumentale ogni tentativo di prendere tempo: bisogna cominciare subito per favorire la ripresa”.
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