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Idc, virtualizzazione e cloud computing sulla scena futura

Nel 2011 in Italia la crescita della spesa in Servizi Cloud sarà significativa, con un incremento del 41% rispetto al 2010. Un'evoluzione destinata a proseguire nel tempo, visto che nel periodo 2008-2014, si stima che questo mercato raggiungerà i 671 milioni di euro entro il 2014. Sono alcuni dati emersi nel corso del recente convegno Idc incentrato sulle tecnologie emergenti della virtualizzazione e del Cloud Computing.

Tecnologie
Virtualizzazione & Cloud Computing, tecnologie emergenti che domineranno i panorami del futuro: la prima elemento fondante e abilitante la seconda, entrambe al centro di un recente evento Idc che ne ha tracciato le linee future e l'impatto che avranno a livello internazionale e in Italia.
Nel corso dell'appuntamento milanese Matthew Eastwood, Group Vice President, Enterprise Platforms Group, Idc,  ha delineato il quadro internazionale: "Nel  2011, complice anche la ripresa economica in atto, Idc ritiene che molte organizzazioni  IT accelereranno le attività di trasformazione dei loro datacenter. Questi ultimi, infatti, stanno attraversando un rapido processo di ottimizzazione, nella direzione della virtualizzazione, automazione, convergenza e strategie Cloud. Proprio nel corso di quest'anno si assisterà a una transizione che prevede il raddoppio dei device mobili ‘smart' venduti rispetto ai laptop tradizionali; tali dispositivi favoriranno un'esplosione delle interazioni sociali, delle transazioni mobili e della creazione di contenuti digitali".
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Secondo Idc nel prossimo quinquennio la creazione di dati aziendali aumenterà di 7,5 volte, e il numero dei server virtuali triplicherà. In particolare esploderanno i "i dati analitici", preposti a supportare i processi di 'decision making' delle aziende attraverso l'analisi di grandi volumi di dati non strutturati. "E in questo contesto le aziende ricorreranno sempre più al nuovo paradigma del Cloud Computing – spiega Eastwood - Un Cloud Computing che dalla fase 1.0 in cui si declina in Software as a Service, Platform as a Service e Infrastructure as a Service, passa poi alla 1.5 in cui la distinzione va tra Private Cloud, Public Cloud e Hybrid Cloud, per arrivare a quella 2.0 in cui diventa fondamentale guardare alla tipologia di clienti. La prossima onda del Cloud Computing porrà infatti il cliente al centro delle applicazioni e delle decisioni tecnologiche". Ed ecco allora un Cloud Computing adatto per il Consumer (C2C), in cui le sfide da affrontare riguardano la sicurezza, la disponibilità, l'affidabilità e la garanzia del Tco, un "Blended Cloud" (Business2Consumer) in cui consumer e business si intersecano e la qualità del servizio diventa il requisito fondamentale per arrivare all'Enterprise Cloud, il cloud b2b dove gli Sla diventano l'elemento critico, così come la sicurezza e la compliance."
E La Cloud Security & Compliance rappresenta un'enorme opportunità di ‘revenue' per i vendor, che devono risolvere le debolezze esplicite della sicurezza in ambito cloud, devono considerare i dati come un asset organizzativo così come le metriche per le imprese e devono costruire nuovi modelli di go-to-market.
"Il Cloud è un percorso tracciato: graduale e anche a ostacoli, ma inevitabile, conclude Eastwood. Un mercato in decisa crescita". Una crescita che tocca anche l'Italia.
Secondo le stime Idc, infatti, nel 2011 anche in Italia la crescita della spesa in Servizi Cloud sarà significativa, con un incremento del 41% rispetto al 2010. Un'evoluzione destinata a proseguire nel tempo, visto che nel periodo 2008-2014, si stima che questo mercato raggiungerà i 671 milioni di euro entro il 2014. Una trasformazione che riguarderà sia le modalità di investimento da parte della domanda che il fronte competitivo.
A questo sviluppo sostenuto dei Cloud Services in Italia si accompagneranno processi di implementazione differenziati ma egualmente importanti nel contribuire alla trasformazione della filiera IT e Telecommunications. "Uno dei driver più importanti sarà l'affermazione di forme più avanzate di virtualizzazione IT - precisa Fabio Rizzotto, Research Director IT di IDC Italia - I dati Idc indicano che il 35% delle aziende sta pianificando di adottare soluzioni di virtualizzazione del destkop. Le aziende che stanno già utilizzando la desktop virtualization stanno vivendo una seconda fase – la virtualizzazione 2.0 – che agisce principalmente sul controllo dei costi operativi e gestionali ed è in grado di assicurare migliori livelli di servizio. Il cammino di transizione alla virtualizzazione 3.0 porterà le aziende a ripensare all'organizzazione, alle procedure e ai processi, ma offrirà anche grandi opportunità per ottenere riduzioni dei costi e per migliorare efficienza e flessibilità"

[tit:Vantaggi e criticità: la parola a vendor e utenti]
Quali i reali vantaggi della virtualizzazione e quali le criticità da risolvere?
Su questi argomenti Idc ha coinvolto in una tavola rotonda alcuni vendor e utenti.
Partiamo da un'esperienza utente, quella di iGuzzini Illuminazione, 20 filiali distribuite nel mondo (12 in Europa) quartiere generale a Recanati (dove c'è l'area produttiva  presente anche a Shangai) 1.300 dipendenti, un parco macchine Unix, Windows e Linux.
Come racconta Mario Carelli, Information Technology Director di iGuzzini Illuminazione "iGuzzini Illuminazione ha effettuato un percorso di virtualizzazione. Nel settembre 2007 ci siamo ritrovati con 70 server di cui si faceva un uso irrisorio delle Cpu, elevati costi di manutenzione, bassi livelli di servizio, più rischi di ‘incident', qualche difficoltà di storage. Abbiamo quindi scelto di virtualizzare operando su un doppio binario: in termini di architettura – estendendo la parte storage e acquistando server blade – e anche di processi. Il progetto è terminato nel 2010. Oggi la società opera con 85 server virtuali, di cui 15-20 fisici. Tra i maggiori vantaggi ottenuti: la riduzione sensibile del costo di manutenzione e del costo energetico, una maggiore affidabilità e scalabilità". Carelli indica anche gli step successivi del rpogetto, previsti per questo 2011: Performance Management, nel senso di come sfruttare appieno le risorse server;il fatto di mettere nei server virtuali le Database Machine; la virtualizzazione di applicazioni mission critical, quali l'Erp.
Di recente anche Baglioni Hotel ha intrapreso la strada della virtualizzazione di tutti i server e desktop di sito. All'attenzione della struttura c'è poi la virtualizzazione dei server applicativi. Con  6.000 dipendenti dislocati su sedi distribuite, la struttura opera già con una rete Mpls nazionale e internazionale quasi tutta in fibra. "Grazie alla virtualizzazione abbiamo ridotto tempi, ‘incident' e consumo di energia, ma soprattutto abbiamo risolto alcune criticità legate alla flessibilità, in funzione delle richieste della clientela",  dichiara Alessandro Bruni, Cio, Baglioni Hotels Collection. E continua "Il Cloud Computing ci interessa ma siamo ancora frenati da vincoli di tipo normativo."
In termini di rischi quando parla di virtualizzazione e cloud la la sicurezza è uno fattori più citati.
Idc ha coinvolto sul tema due fornitori del settore quali Trend Micro e Symantec.
"I sistemi convenzionali di sicurezza quali firewall, Ips, ... non sono più idonei a mettere in sicurezza gli ambienti virtuali. La sicurezza deve essere integrata con il singolo elemento dell'infrastruttua virtuale. In questa direzione il percorso da compiere è ancora lungo. Se è vero infatti che oggi esiste la percezione della validità della tecnologia virtuale bisogna dire che c'è ancora una scarsa considerazione dell'elemento sicurezza nella migrazione da ambiente fisico ad ambiente virtuale" sostiene Maurizio Martinozzi, Manager, Sales Engineering, Trend Micro.   
E in termini di affidabilità delle applicazioni? "Sono poche le aziende che hanno affrontato il tema dell'affidabilità applicativa degli ambienti virtuali. Symantec da parte sua si è concentrata per offrire gli stessi vantaggi degli ambienti fisici in quelli virtuali. Fino ad ora molti hanno cercato di risolvere il problema ricorrendo a cluster tradizionali senza utilizzare strumenti di monitoring. Molti ambienti mission critical non sono stati virtualizzati. La risposta Symantec passa dalla collaborazione con Vmware. Symantec combina il proprio prodotto Veritas Cluster con il tool di monitoring Vcenter di Vmware al fine di offrire l'alta affidabilità dal punto di vista applicativo.", spiega Vincenzio Costantino, Senior Manager technical SAles organisations, Commercial and Channel, Symantec Italy
Sempre in ambito di sicurezza risultano elementi critici anche la sicurezza sui device mobili e la gestione del dato.
"L'esplosione dell'utilizzo degli end point, quali tablet e smartphone, porta con sé la necessità di garantire la sicurezza anche su questi dispositivi.. In questo caso l'anello debole della catena non è tanto il dispositivo quanto l'utente. Occorre garantire la sicurezza del end point indipendentemente che sia fisico o virtuale attraverso una piattaforma di gestione unica" dichiara Martinozzi di Trend Micro.
E sul tema della gestione del dato interviene Vincenzo Costantino di Symantec: "Oggi non esistono ancora sistemi adeguati di bak up in ambito virtualizzato; si utilizzano ancora strumenti puntuali e spesso chi fa back up dell'ambiente virtualizzato, lo fa su un ambiente non protetto nel modo corretto. E' quindi necessario uniformare e proteggere i dati indipendentemente dal fatto che l'infrastruttura IT sia virtualizzata o meno. Deve esistere un piano organico e un sistema unico di back up". 
E pur riconoscendo che il Cloud Computing sia un trend inarrestabile e ormai avviato, tutti concordano sul fatto che debba essere intrapreso dopo un'attenta e ponderata valutazione: "A fronte di innegabili vantaggi anche il Cloud Computing, se non pianificato in modo corretto, porta anche a svantaggi. Per questo richiede una pianificazione a priori. E non sempre è il percorso giusto per un'azienda. L'innovazione tecnologica fine a sé stessa non ha alcun senso; deve essere calibrata sulle reali necessità delle organizzazioni", chiosa Fabio Alghisi, Sales Manager Italia, Veeam

[tit:Università di Bologna: verso il concetto di Ateneo come servizio]
Di particolare interesse in ambito di Private Cloud il caso studio dell'Università di Bologna (con il progetto denominato Siti Internet di Corso di studio) presentato durante il convegno Idc.
Dal 2006 l'Università ha approcciato il discorso cloud per fornire servizi su larga scala, con l'obiettivo di rispondere a tre sfide principali: gestire la filiera della didattica (23 facoltà, 220 corsi, 10 insegnamenti,...), gettare le basi tecnologiche per il futuro e allineare tutti i canali rivolti agli studenti.
Un servizio integrato concepito quindi per aumentare qualità, velocità ed efficacia delle informazioni agli studenti e gestire la relazione con loro lungo l'intero ciclo degli studi. Il Sito ha promosso una serie di innovazioni sia tecnologiche che organizzative, di processo e prodotto e, facendo leva su una soluzione di Private Cloud Computing, ha permesso di raggiungere significativi risultati a livello economico e di qualità dei servizi.
Come evidenziato dal suo Cio, Luca Garlaschelli, "I benefici principali sono stati: riduzione della frammentazione e duplicazione tecnologica, significative economie di scala, miglioramento dei servizi agli studenti, riduzione delle richieste a segreterie e docenti, spinta alla revisione e digitalizzazione dei processi interni in funzione degli studenti, pronta risposta a recenti cambiamenti normativi in ambito didattico, fornitura a tutti i corsi di studio di uno strumento competitivo strategico, possibilità di estendere la soluzione ad altri prodotti formativi dell'Università di Bologna (ad es. master). In termini economici, abbiamo stimato un risparmio netto annuo superiore ai 900.000 euro".
"E' necessario che si realizzi un cambiamento culturale, che punta a concepire l'Ateneo come un "servizio" – commenta Garlaschelli. Che prosegue: "Questa esperienza ci ha fatto cmprendere che il futuro non riguarda il fatto di creare all'interno dell'Università una Cloud Privata o appoggiarsi a una Cloud Pubblica; lo scenario più importante che si prospetta riguarda la creazione di Community tra atenei e Cloud di e-Gov. Occorre un ulteriore cambiamento culturale; bisogna pensare come Sistema Paese a grandi atenei che si collegano e associano con i piccoli atenei, sulla scia dei progetti di e-gov statunitensi che proclamano: "Cloud is first!"
E conclude "Il Cloud è un percorso che va compituo a piccoli passi. E' una strategia in continua evoluzione, che per affermarsi a livello esteso ha bisogno di standard ed economie di scala. E per riuscire deve poggiare su una combinazione di differenti fattori, tra cui la tecnologia ma anche e, soprattutto, su un'elevata capacità manageriale".

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