Oltre a queste Regioni anche molti Comuni capoluogo di provincia non risultano ancora iscritti nella piattaforma del Ministero. Questa iscrizione è necessaria per avviare l’iter procedurale per pagare i propri debitori.
A distanza di una settimana dalla scadenza prevista dal decreto per lo
sblocco dei debiti della Pa, operazione necessaria per avviare l’iter procedurale per il pagamento dei fornitori,
6 Regioni e una Provincia autonoma (Bolzano) non risultano averlo ancora fatto. Le Regioni sono: Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia e Marche.
Tra i Comuni capoluogo di Provincia più importanti che non risultano aver adempiuto a questo obbligo, sottolineano dalla CGIA che ha curato l’elaborazione, si segnala quello di
Bologna, di Torino, di Trieste, di Bergamo, di Bari, di Foggia, di Trento e di Vicenza.
Forse, sottolinea la CGIA, qualcuno non si è iscritto perché non condivide le procedure? Forse non ha debiti con i propri fornitori? "Non lo sappiamo, ma troviamo giusto segnalare questa anomalia" scrive in una nota la CGIA di Mestre.
“
Premesso che il processo di registrazione nella piattaforma ministeriale avviene dopo qualche giorno dall’immissione dei dati, non è da escludere, nonostante la scadenza per la registrazione fosse prevista per fine aprile, che alcune di queste realtà l’abbiano già completata. Tuttavia – segnala il segretario della CGIA di Mestre
Giuseppe Bortolussi –
se così non fosse, in maniera molto provocatoria mi chiedo: ma le Regioni come la Lombardia, il Lazio, la Campania o i Comuni come Bologna, Torino o Bari sono intenzionati a pagare i propri fornitori?”
Ed ancora. “
I Presidenti di Regione e i Sindaci di queste realtà che spesso si sono messi in luce per le loro battaglie al fine di salvaguardare i propri bilanci a quelli delle imprese che aspettano di essere pagate da mesi non ci pensano?” Tra i 116 Comuni capoluogo di provincia, segnala la CGIA, ben 30 non si sono ancora registrate. La quota dei non iscritti sul totale dei Comuni è pari al 25,8% (1 su quattro circa ), mentre tra le Regioni e le
Province autonome l’incidenza è al 33,3% (in questo caso circa 1 su 3).
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