Per trarre vantaggio dal Big Data i buoni propositi non sono sufficienti. Per produrre valore occorre non soltanto tecnologia, ma un solido know-how
Siamo inclini a supporre che l'esistenza di tencologie in grado di trattare volumi di dati eterogenei, non strutturati, insomma che la disponibilità di tutto un ricco conglomerato software e hardware sia una condizione sufficiente per trarre vantaggio dalle informazioni che possono scaturire dall'analisi di dati sinora inesplorati.
Matt Asay, vice president of corporate strategy presso 10gen, la società autore del software MongoDB, lancia un allarme e avverte quanto l'inesperienza e lo scarso know-how possano condurre a errori e risutati negativi. Big Data, afferma Asay, rifacendosi a numerose e autorevoli testimonianze è una scienza che può migliorare le performance aziendali solo se si è supportati dalla capacità di indirizzare le query più corrette, sapere interpretare e leggere i dati.
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