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Le imprese italiane prevedono crisi anche per il 2013

Secondo uno studio di Unioncamere per i due terzi delle imprese la situazione economica non cambierà nel 2013.

Tecnologie
Un terzo delle imprese italiane non vede ancora luce in fondo al tunnel della crisi. Non almeno per questo scorcio di anno.
A mostrarlo è la ricerca realizzata per l’Italia da Unioncamere nell’ambito dell’indagine annuale coordinata da Eurochambres (l’Associazione delle Camere di Commercio europee) su un campione di circa 53.000 imprese dell’industria e dei servizi localizzate in 29 paesi europei.
L’indicatore relativo alla fiducia negli affari tocca infatti i -28,4 punti percentuali, differenza tra quanti confidano in un miglioramento delle condizioni generali e quanti invece temono un suo peggioramento. D’altronde, tutti i dati di performance segnalati dagli imprenditori dell’industria e dei servizi per il 2012 (ad eccezione dell’export) producono un sentiment di segno analogo: -33,1 il saldo tra attese di crescita e di diminuzione del fatturato, -38,9 quella relativa alle vendite sul mercato interno, -16,5 l’occupazione, -10,5 gli investimenti.
Ma per il 2013, ormai dietro l’angolo, le imprese recuperano una misurata dose di ottimismo che, facendo lievitare al 62% la quota di operatori che quanto meno confidano in una sostanziale situazione di stabilità degli affari, erode la percentuale dei pessimisti, portando l’indicatore della fiducia al -4,7 punti.
Il 2012 si è rivelato un anno più difficile del previsto per le imprese italiane, a causa del rallentamento della domanda globale e dell’indeterminatezza che è prevalsa sui mercati, cui si è accompagnata una dinamica dei prezzi delle materie prime energetiche che si è riflessa negativamente sul reddito disponibile dei consumatori. Si è, dunque, completamente modificata la previsione sull’andamento del fatturato rispetto a quanto emerso con l’indagine 2011.
La quota di imprese che per il 2012 si attende di accrescere le proprie vendite ha perso consistenza, dimezzando il proprio peso (12,1% del totale), mentre l’incidenza di quanti hanno visto peggiorare le prospettive si è ampliata, raggiungendo circa il 45% del totale. Cosicché, rispetto alla previsione formulata un anno fa, si è verificata un’inversione di segno, passando da un bilancio atteso positivo (+12 punti) a uno negativo (-33 punti), con prospettive solo marginalmente migliori per l’industria rispetto ai servizi.
Timidi accenni di ottimismo tornano, invece, ad affacciarsi nell’outlook per il 2013, quando gli imprenditori si attendono che giungano a un esito positivo le problematiche aperte, specialmente quelle sul fronte europeo, che hanno pesantemente danneggiato i fattori di domanda durante il 2012. Le quote di ottimisti (19,6%) tornano a superare quelle di pessimisti (17,4%), seppure di poco, ma la maggior parte degli intervistati (6 su 10) si orienta verso delle previsioni attendiste.
Tra i settori emerge una netta divaricazione nelle attese per il 2013: da una parte, l’industria riporta un saldo netto negativo (-3), mentre nei servizi prevalgono prospettive più positive (+6).
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