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Anche Ibm punta (e investe) sullo storage flash

Oltre alla nuova gamma FlashSystem, frutto dell’acquisizione di Texas Memory Systems, spicca l’investimento in ricerca di un miliardo di dollari.

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Presto potremo recitare il “de profundis” per i classici hard drive, “l’ultima tecnologia meccanica rimasta all’interno di un data center”, secondo la definizione fornita da Sergio Resch, enterprise storage solutions leader di Ibm Italia. Stiamo entrando in una fase completamente nuova per lo storage, dove le scelte non si fanno (o faranno) più in base alla capacità dei dispositivi, bensì in base alla velocità.
Ecco perché Big Blue ha deciso di entrare pesantemente nel mercato emergente dei prodotti a tecnologia flash, dapprima acquisendo lo scorso anno uno specialista come Texas Memory Systems (Tms) e ora con una nuova offerta, sostenuta da un investimento in ricerca di un miliardo di dollari. Non solo tecnologia pura, dunque, ma una strategia completa, che porta alla decisione di aprire dodici centri di supporto nel mondo (tre di questi in Europa), per aiutare i clienti a comprendere le caratteristiche delle nuove soluzioni e allestire proof-of-concept o simulazioni sui carichi di lavoro.
Un set di dispositivi FlashSystem può essere configurato in un solo rack con capacità fino a un petabyte di dati, ma soprattutto capace di produrre 22 milioni di Iops (operazioni di input/output al secondo): “Per ottenere lo stesso livello di throughput da un classico hard drive – spiega Francesco Casa, storage platform manager di Ibm Systems & Technology Group – occorrerebbero 315 rack di dischi ad alte prestazioni”. I chip flash eMlc (enterprise multi level chip), sempre nati dalla ricerca dell’acquisita Tms, fanno sì che i sistemi abbiamo una durata di vita media pari a 30mila cicli di scrittura/cancellazione, ossia molto più dei 1.000-3.000 cicli dei prodotti Mlc più comuni.
I FlashSystem si aggiungono ad altri prodotti in tecnologia ibrida presenti nel portafoglio storage di Ibm, come gli Storwize V7000, i Ds8870 e gli Xiv. A frenarne una diffusione più ampia, finora, sono stati soprattutto i costi: “Ma siamo solo nella prima fase di sviluppo – riprende Resch -. Già a partire dal prossimo anno, dobbiamo attenderci una riduzione dei prezzi, a fronte del costante miglioramento della tecnologia”.
La famiglia parte con i modelli 710 e 810, più i corrispettivi ad alta disponibilità 720 e 820. Tutti i sistemi sono disponibili nel formato 1U, di tipo rack, noto anche come “pizza box”, data la forma esteriore. I FlashSystem 710 e 810 sono progettati per migliorare le prestazioni delle applicazioni aziendali critiche, ad esempio il data warehousing o il content delivery, mentre i 720 e 820 sono indicati per database transazionali, applicazioni tecniche e infrastrutture cloud. In compenso, le componenti flash con celle multilivello (eMlc) sono montate sugli 810 e 820, mentre gli altri due sistemi utilizzano celle single-level (Slc).
I costi dei nuovi prodotti non sono ancora stati ufficializzati, ma in base alle configurazioni si dovrebbe oscillare in una fascia di prezzi compresi fra qualche decina di migliaia e 200mila dollari.
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