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Chiude la joint venture St-Ericsson

Causa le difficoltà del principale cliente, ovvero Nokia, finisce un’avventura avviata solo quattro anni fa e che produceva chip per i telefoni mobili.

Trasformazione Digitale
Giunge al capolinea prematuramente la joint venture fra St Microelectronics ed Ericsson, partita solo quattro anni fa. I due investitori primari hanno cercato per un po’ un possibile acquirente, senza successo e hanno così preso la decisione definitiva, che sarà operativa dal terzo trimestre 2013 e porterà alla ripartizione delle attività. In particolare. Ericsson riprenderà le unità dedicate alla progettazione, sviluppo e vendita di chi per la telefonia mobile, legati soprattutto al modem multimode Lte. St Microelectronics, invece, recupererà il resto delle attività e alcune installazioni di test e assemblaggio.
Per quanto concerne l’occupazione, la società svedese integrerà 1.800 dipendenti e contrattisti, in particolare in Svezia, Germania, India e Cina. Il gruppo italo-francese si occuperà di altre 950 persone, principalmente in Italia e Francia. Questo significa che 1.600 posti di lavoro saranno eliminati, poco meno della metà in Europa. Carlo Ferro, attuale direttore operativo, assumerà la carica di presidente per garantire la fase di transizione.
La chiusura era già stata ventilata nello scorso dicembre, quando St Microelectronics aveva annunciato di voler ritirare la propria quota del 50% del capitale. Ericsson non aveva manifestato alcuna intenzione di rilevarla, ipotecando seriamente il futuro della joint venture. Trovare un acquirente si è rivelato particolarmente difficile, anche perché la società non ha mai prodotto utili dalla sua creazione, nel 2009. Anzi, a oggi si contano perdite per 2,7 miliardi di euro, dovute anche all’allontanamento di Nokia, cliente principale.
St Microelectronics prosegue ora nel proprio sforzo di concentrarsi su competenze in ambiti come i processori applicativi, la radiofrequenza, i circuiti analogici e i sistemi d’integrazione complessi. L’azienda sosterrà i costi legati alla transizione di St-Ericsson, valutabili fra i 350 e i 450 milioni di euro.
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