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Migliora l’apporto al business dei data center italiani

La terza edizione del Next Generation Data Center Index di Quocirca indica una crescita di tutti i valori misurati per il nostro Paese.

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ImpresaCity aveva già anticipato alcune settimane fa parte dei risultati emersi dalla terza edizione del Next Generation Data Center Index, realizzato da Quocirca con il supporto di Oracle. Torniamo ora sullo studio per esaminare con maggior attenzione i risultati usciti in Italia, in rapporto a quelli complessivi.
A livello generale, innanzitutto, in base ai sistemi di misurazione di Quocirca, l’Italia ha ottenuto un punteggio di 4,91, che è ancora sotto la media complessiva (5,34), ma segna un ulteriore aumento rispetto alla rilevazione di un anno fa (4.81). Hanno registrato una crescita tutti e tre i sottoindici utilizzati, ovvero il supporto al business, la flessibilità e la sostenibilità. Quest’ultimo rappresenta anche il valore più elevato dei tre (5,04) e ha fatto segnare l’incremento più significativo rispetto alla prima rilevazione dell’Index, che fu fatta nel febbraio 2011 (4,30). Aumenta, in particolare, il numero di imprese che monitora i consumi energetici del data center, redige almeno una dichiarazione di sostenibilità (che non è però un vero e proprio piano) e registra l’impatto positivo delle azioni di consolidamento fin qui portate a termine. Per contro, resta un 20% di soggetti che conosce poco questo genere di tematiche.
Gli altri due sottoindici hanno fatto segnare incrementi modesti, ma comunque indicativi e confortanti. La flessibilità registra le propensioni e le motivazioni all’investimento nei data center. Le decisioni di spesa sono legate da noi all’obsolescenza o ai limiti delle infrastrutture esistenti, ma c’è una quota di nuovi investimenti legati sempre ai processi di consolidamento e anche al supporto per la crescita aziendale (quest’ultimo valore ha segnato un’inversione di tendenza rispetto alle precedenti rilevazioni).
Il carico di lavoro medio per server è cresciuto (segno di una minore dispersione di server), ma il livello di automazione è sotto la media e l’impatto del consolidamento non è ancora correttamente percepito. Il 25% degli intervistati (100 in tutto, ma parliamo di grandi aziende) ha dichiarato di non avere in previsione nuovi investimenti.

Molta strada da fare, ma la direzione è giusta
Anche l’indice relativo al supporto al business ha segnato un incremento (da 4,74 a 4,83 in un anno), ma restiamo l’ultimo dei paesi esaminati (dieci in tutto) per allineamento fra It e business, anche dietro la Russia e la regione Iberica. Cone ha rilevato anche Clive Longbottom, service director di Quocirca, “c’è ancora un forte verticismo nelle aziende, con il management che detta le politiche e l’It che si adegua come può, ma sta crescendo il numero di realtà dove le due anime lavorano di concerto per creare un piano comune”. Non siamo messi troppo bene neanche se si analizza l’attenzione alla disponibilità dei sistemi (penultimo posto, solo davanti alla Russia), ma il trend positivo della visibilità sui carichi di lavoro e dell’automazione lascia ben sperare per il futuro.
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