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Brunetta annuncia un ulteriore taglio dei dipendenti pubblici e delle auto blu

Il ministro Brunetta annuncia ulteriori tagli nella PA e una forte riduzione del "costo spaventoso" rappresentato dalle auto blu. Ma si sfoga: "la mia riforma ha tantissimi nemici, da solo non ce la faccio".

Tecnologie
Complessivamente, tra il 2008 e il 2013, verranno tagliati 300mila posti di lavoro pubblici. Lo ha annunciato il ministro per la pubblica amministrazione Renato Brunetta, nel corso del convegno "Una riforma della crescita", incentrato sulla riforma da lui voluta.
I dipendenti pubblici verranno così ridotti dell'8,4%, scendendo a quota 3,5 milioni di unità e consentendo allo stato un risparmio di circa 62 miliardi di Euro.
Ma non saranno solo i posti di lavoro ad essere tagliati: un altro punto fondamentale per il ministro è la riduzione delle auto blu, che rappresentano un "costo spaventoso", ha affermato Brunetta.
I numeri parlano chiaro: l'impiego delle auto di rappresentanza costa allo stato circa 4 miliardi all'anno, una cifra non sostenibile. Nell'ambito dell'operazione trasparenza, tra l'altro, i cittadini hanno la possibilità di andare sul sito del Ministero per conoscere e verificare i dati analitici di ciascun automezzo dichiarato dalle 5.570 amministrazioni pubbliche che hanno risposto al monitoraggio.
In questo campo, ha riferito il ministro, "si intende promuovere l'adozione di modalità innovative di gestione, quali, ad esempio, l'utilizzo di forme di car sharing, di noleggio con o senza conducente, l'istituzione di un registro inventariale telematico delle auto in proprietà delle pubbliche amministrazioni".
L'obiettivo dichiarato è quello di dimezzare i costi nell'arco di tre anni.
Nel corso del suo intervento, anche uno sfogo: secondo Brunetta, la riforma della pubblica amministrazione "ha tantissimi nemici tra i percettori e i portatori di rendite. Se sarò lasciato solo non ce la farò ad andare avanti".
Il dito è puntato contro una parte dei sindacati, ma anche contro "policymaker di maggioranza e di opposizione".
Da qui l'invito alla collettività a collaborare con il cambiamento: la riforma deve andare avanti perché "ne va della situazione economica del Paese".
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