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Brunetta: trasparenza, meritocrazia, valutazione e responsabilità nella PA

Renato Brunetta ha presentato al Parlamento la propria Relazione sullo stato della Pubblica Amministrazione, elencando i passi avanti compiuti dal suo Ministero.

Tecnologie
"Trasparenza, meritocrazia, valutazione e responsabilità sono i principi che, sin dal Piano industriale del 2008, hanno ispirato la mia azione di governo". Questo l'esordio del ministro Renato Brunetta nella sua introduzione alla Relazione al Parlamento sullo stato della Pubblica Amministrazione, consegnata ai presidenti di Camera e Senato.
"Questi principi culturali – ha affermato Brunetta  - costituiscono i capisaldi dell'azione amministrativa che si è affermata nei Paesi più avanzati e che è necessario diffondere nel nostro Paese per riaffermare la centralità del cittadino quale fruitore dei servizi dello Stato. Siamo ben consapevoli che ora, per far sì che quei servizi vengano erogati in maniera sempre più efficiente, è necessario anzitutto cambiare le culture e coinvolgere le persone, ma sappiamo anche che ciò può non bastare. Se per cambiare le culture ci vogliono decenni, per dare risposta alle esigenze dei cittadini e delle imprese bisogna incidere anche sull'organizzazione dello Stato, sul funzionamento degli uffici e più in generale sull'ordinamento giuridico. Per questo, se il 2008 è stato l'anno in cui abbiamo posto le condizioni per il cambiamento e nel quale abbiamo cercato di far conoscere a tutti le nuove parole d'ordine, il 2009 è stato quello dell'azione legislativa, nel quale questi principi hanno fatto il loro pieno ingresso nell'ordinamento giuridico".
Brunetta ha poi dettagliato il processo di semplificazione legislativa messo in atto nel nostro paese: "da un lato, con la Riforma Brunetta (d.lgs. n. 150 del 27 ottobre 2009) siamo intervenuti sul Testo Unico del pubblico impiego rafforzando il rapporto tra il dirigente e i suoi collaboratori, responsabilizzando ciascuno in ordine ai risultati della propria performance, individuale e di gruppo. Dall'altro, abbiamo posto le premesse per valutare e premiare quei risultati in base al merito, istituendo il sistema di valutazione della performance e avviando l'attività della Commissione per l'integrità e la trasparenza nelle pubbliche amministrazioni".
Al contempo, però, ha spiegato il ministro, "per evitare che quei principi rimanessero delle vuote affermazioni sulla carta, abbiamo offerto ai cittadini un nuovo rimedio processuale per reagire alle inefficienze della Pubblica Amministrazione: l'azione collettiva. Uno strumento che ha dato importante prova di sé negli ordinamenti di matrice anglosassone e che, dopo l'emanazione del d.lgs. 20 dicembre del 2009, n. 198, consente ai cittadini di agire in giudizio per rendere efficaci i principi enunciati nell'azione di modernizzazione che abbiamo avviato".
Brunetta ha poi sottolineato come le necessità imposte dalla crisi economica abbiano rafforzato la convinzione che sia doveroso intervenire sotto altri due diversi profili, quello delle economie di gestione e quello della semplificazione amministrativa. "In questo modo abbiamo avviato l'iter legislativo necessario ad approvare una Carta dei Doveri che chiarisca ai cittadini non solo i propri diritti ma anche, e soprattutto, i doveri dei pubblici dipendenti. A questo si aggiunga l'azione in materia di semplificazione amministrativa volta a individuare le procedure e gli atti inutili che frenano l'azione amministrativa. Infine, ci siamo concentrati nel contrasto dell'assenteismo e nella riduzione degli sprechi di denaro pubblico (es. riduzione della carta, auto blu)".
Il Ministro ha infine ricordato la Riforma del Codice dell'Amministrazione digitale, che ha definito "un importante insieme di disposizioni per innovare l'organizzazione dello Stato che semplificherà la vita dei cittadini, come già sta accadendo grazie alla diffusione della Posta Elettronica Certificata e di servizi come Linea Amica e Reti Amiche".
A conclusione del suo intervento, Brunetta ha affermato che "molto è stato fatto, molto resta da fare, perché se per cambiare le leggi un anno può bastare, per cambiare lo Stato bisogna cambiare le culture. Magari a cominciare dalla Carta costituzionale che avrebbe bisogno di essere aggiornata elevando a principi di rango costituzionale i concetti di qualità, efficienza e tempestività delle amministrazioni".
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