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Trend Micro, le Pmi temono il cybercrime

Al pari del calo degli ordini e della "stretta creditizia", le piccole e medie imprese temono i pericoli legati agli attacchi informatici. E' ciò che risulta da un'indagine commissionata da Trend Micro ad A&F Research, su un 150 Pmi italiane. Tra le minacce più segnalate: lo spam e i virus nei sistemi.

Tecnologie
“Credit crunch” e calo della domanda non sono i soli incubi che turbano il sonno delle Piccole e Medie Imprese Italiane; ad essi si aggiungono i pericoli legati al cybercrime. Oggigiorno, infatti, le Pmi oltre a dover fronteggiare le difficoltà economiche legate al calo degli ordinativi e alla concorrenza sempre più agguerrita devono fare i conti anche con i danni causati dai crescenti attacchi messi in atto dalla criminalità informatica.
È ciò che emerge da un’indagine quantitativa commissionata da Trend Micro (“Rischi d’impresa – cybercrime e sicurezza informatica”) e condotta dall’istituto indipendente A&F Research su un campione di 150 Piccole e Medie Imprese Italiane (103 piccole aziende, da 10 a 50 dipendenti e 50 medie aziende, da 51 a 250 dipendenti), distribuite su tutto il territorio nazionale.
La preoccupazione riguardante i pericoli legati alle intrusioni nei sistemi informatici e al furto di dati personali è tale da risultare lievemente superiore a quella relativa alle difficoltà ad ottenere credito dalle banche.  Se si guardano i risultati, infatti, in una scala di valori da 1 a 5,  le due principali preoccupazioni, il calo degli ordini e la concorrenza hanno ottenuto rispettivamente un grado medio di 3,07 e 2,97, mentre il dato relativo al furto dei dati aziendali  si è attestato su 2,68,  quello relativo ai dai personali  su 2,65, superiore a quello del 2.,61 del “credit crunch” (2,61).
Da sottolineare, inoltre, che anche la terza preoccupazione, relativa ai danni all’immagine aziendale (2,88),  in molti casi è strettamente correlata agli attacchi informatici.
In termini di cybercrime il problema che attanaglia maggiormente le PMI è lo spam (40% dei casi), minaccia diffusa in particolar modo nelle aziende manifatturiere, al Nord e nelle realtà di maggiori dimensioni, seguita da virus nei sistemi (24,6% dei casi).
Il furto di PC portatili, Blackberry e cellulari con dati aziendali è stato riportato dal 12,4% del campione, mentre tra gli altri problemi legati all’incremento delle minacce informatiche vi è anche il rallentamento nelle prestazioni dei sistemi informativi dovuto all soluzione di sicurezza adottata.
Se si analizzano i rischi legati a uno scorretto uso della Rete, questi sono meglio identificati e già oggetto di protezione nelle aziende con più di 50 dipendenti; le aziende più piccole preferiscono intervenire in futuro con misure di limitazione-censura, attualmente meno utilizzate.
Ad oggi un primo livello di rischio legato a Internet riguarda i siti che coprono queste aree: pornografia (56,2%); giochi (41,8%); scommesse e lotterie (37,9); già oggi non accessibili, soprattutto nelle grandi aziende.
Un secondo livello di rischio emergente è relativo ai siti di social networking e delle chat soprattutto nelle realtà di piccole dimensioni.
Per questo le aziende guardano a misure più restrittive per questa tipologia di siti; già oggi il 22,3% impedisce l’accesso alle chat ( nel futuro il 33%); per i siti di social networking tale percentuale è oggi pari al  21,4%  per raggiungere nel futuro il 24,3.
Gli intervistati si sono dimostrati favorevoli a un moderato e limitato tempo di utilizzo della Rete per motivi non strettamente professionali; il 68% delle aziende è favorevole per un utilizzo non superiore ai 20 minuti al giorno.
Sono i consulenti esterni di Ict coloro che possono aiutare le aziende a fare una corretta scelta di di acquisto  delle soluzioni di sicurezza informatica, soprattutto se si tratta di affiancare le aziende piccole, dove spesso mancano figure IT di riferimento capaci di guidare nella scelta. 
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