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La gestione delle applicazioni è mission critical per definizione

La maggior parte delle aziende gestisce meno del 25% delle proprie applicazioni e una gestione più estesa è spesso considerata una seccatura

Cloud
 * di Susan Cole, Senior Product Marketing Manager di Dynatrace

Recentemente ho letto un articolo sulla gestione delle applicazioni “mission-critical”, un termine che non mi piace e reputo banale e datato. Suggerisce, infatti, che le applicazioni si dividano in due gruppi: mission-critical e... optional? marginali? non necessarie? Negli ambienti IT molte organizzazioni investono nella tecnologia di gestione per minimizzare i rischi solo per le applicazioni più importanti, gestendo tutto il resto come umanamente possibile. 

L'idea che solo poche applicazioni - “mission-critical” - meritino di essere gestite è illogica. Per esempio anche l’email, che rappresenta l’anello inferiore della catena alimentare, è essenziale per il funzionamento di un'organizzazione del 21° secolo.

Per questo motivo sorprende constatare che, secondo gli analisti del settore, la maggior parte delle aziende gestisce meno del 25% delle proprie applicazioni. Chiaramente non tutte le applicazioni sono uguali, alcune possono avere più valore di altre, ma sicuramente nessuno sosterrebbe che tra il 10% e il 20% delle prossime più importanti applicazioni non meritano di essere gestite.

image001-1-.png Non credo abbia senso scegliere di investire in qualcosa che è importante per la propria attività, ma poi evitare un ulteriore piccolo investimento necessario per garantire che funzioni bene. A un certo punto l'intervento si rende necessario, e quando non è affrontato in maniera tempestiva, i piccoli problemi possono diventare grandi, costosi, e il business può essere seriamente compromesso.

Quando le attività sono importanti per il buon funzionamento del business le organizzazioni investono per garantire la continuità operativa e l’efficienza. Eppure, l’application management è visto come una spesa indesiderata, anche dannosa. Ciò che renderebbe le applicazioni più efficaci è considerato una seccatura in grado addirittura di peggiorare la situazione a danno della semplicità del funzionamento. 

Credo che quasi tutti i professionisti IT concordino nell’affermare che i problemi sono inevitabili, compresi quelli di grave impatto per il business. Esiste però un modo per ridurre l'incidenza e l'impatto di questi eventi inevitabili: investire qualcosa in più nel APM, superando la soglia del 25% delle proprie applicazioni.

Ritengo che gli ostacoli principali che le organizzazioni devono affrontare per poter raggiungere questo traguardo siano due: la difficoltà di riuscire a quantificare il rischio d'impresa come input di un costo da giustificare, e la complessità nel definire le priorità rispetto alle applicazioni sulle quali investire.

In particolar modo, in termini di priorità, è difficile stabilire i criteri tecnici per una soluzione perché possono essere presenti diverse parti interessate con priorità concorrenti e ognuna delle sfide che si vuole affrontare implica la scelta di una strategia specifica da portare avanti. A mio avviso, però, nessuno di questi ostacoli rappresenta una ragione sufficiente per non modificare lo status quo nella gestione delle app.

In sintesi, è giunto il momento di affrontare con fermezza quei problemi che oggi sono al centro del business dell’era digitale quando gli investimenti nelle applicazioni non sono indirizzati nella giusta direzione per una migliore customer experience e un’efficace digital transformation.
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