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La rinascita di Ferretti

Fatturato in crescita e ritorno all’utile. Il marchio storico della nautica di lusso recupera forze ed energie Guido Angelo Ingenito, It Infrastructure & Security Manager, racconta l’evoluzione che ha interessato negli anni l’organizzazione IT del Gruppo

Trasformazione Digitale Cloud
Inizia nel 2012 la svolta di Gruppo Ferretti, marchio storico della nautica di lusso Made in Italy rappresentato da tre linee di prodotto: Ferretti Yachts, Ferretti Custom Line e Ferretti Navetta. Il ciclo negativo contraddistinto da alterne vicende e protrattosi per cinque lunghi anni si interrompe con l’ingresso di Shandong Heavy Industry Group-Weichai Group, colosso industriale cinese, che rileva inizialmente il 58% delle quote per una cifra di 374 milioni di euro per poi andare progressivamente a scalare l’azienda fino ad acquisire l’86,7 delle partecipazioni. Il 2016 si chiude con una crescita del 20%, un fatturato di 488 milioni di euro e il pieno ritorno al profitto. La crisi è un ricordo ormai lontano e Ferretti torna a viaggiare con il vento in poppa. Al ponte di comando Alberto Galassi, amministratore delegato dal 2014, figura che si è rivelata fondamentale nell’intraprendere il rilancio societario.

6070.jpgLe nuove prospettive
Il matrimonio con i cinesi ha avuto successo. A loro il controllo di gestione, agli italiani le competenze storiche nel mercato di riferimento e la capacità di costruire yacht con l’unicità del design made in Italy. “Il 70% delle vendite nel 2016-2017 sarà dato dai modelli nuovi — come spiegato da Galassi in una recente intervista al Corriere della Sera—. Questo ha comportato rischi finanziari e industriali ma ci permette oggi di consolidarci. Il settore della nautica esce da anni di crisi. E quando il mercato ritorna va verso il nuovo”. Il 60% degli ordini è prodotto in Europa (primi paesi Francia, Svizzera e Germania), Medio Oriente e Africa, un 24% in America del Nord e del Sud e un 16% in Asia e Pacifico. “Stiamo puntando molto anche sulla divisione Security and defence nata nel febbraio scorso — prosegue Galassi — una nuova gamma di piattaforme navali con caratteristiche e profili di missione ideali per le esigenze di sicurezza, pattugliamento e difesa di acque internazionali, territoriali e delle coste. Stiamo lavorando a una partnership strategica nel settore della difesa che potrebbe chiudersi entro fine febbraio”.

guido-angelo-ingenito.jpgLa trasformazione dell’IT A fronte del cambiamento cha ha conosciuto negli anni Ferretti quale percorso di trasformazione ha intrapreso il sistema informativo? Quali sono gli elementi di fondo che influenzano maggiormente il suo assetto? Ne abbiamo parlato con Guido Angelo Ingenito, It Infrastructure & Security Manager del Gruppo.Siamo un Gruppo che vanta sedi distribuite in diverse aree del mondo, racconta Ingenito. La connettività in Italia si appoggia sul network di Fastweb mentre negli Stati Uniti esiste una rete Mpls fornita da un altro provider. Infine, per Hong Kong e Shangai ci si avvale della connettività Internet. Il tutto corrisponde a un network articolato che vede l’Italia come hub di riferimento, area geografica, quest’ultima, dove siamo presenti con nostra infrastruttura in-housing presso il data center di Pont Saint Martin di Engineering che complessivamente è implementata su una farm Ibm e una farm Nutanix, entrambe virtualizzate con Vmware per complessive 130 macchine virtuali”.


10321.jpg Flessibilità
La scelta di delocalizzare le risorse di data center dalla sede di Forlì a quella del DC di Engineering risale al 2011 ed è stata dettata da ragioni essenzialmente di flessibilità ovvero essere strutturati in modo tale da rendere indipendente l’allocazione fisica degli assett IT rispetto alla presenza sul territorio. In questo modo non ha importanza dove risiede l’azienda in quanto la risorsa di data center è una variabile indipendente. “Il cambiamento della strutturazione sul territorio può avvenire senza che questo vada a modificare l’assetto organizzativo che ci siamo dati, dice Ingenito E’ fondamentale impostare un modello IT che consenta la massima flessibilità e cambiamento. Importante è creare le condizioni per attivare e disattivare componenti e infrastruttura laddove si ritiene opportuno che debbano risiedere”.

Per Ferretti è quindi utile ragionare quindi su un sourcing tecnologico ibrido - in e out, on premise e off premise - in base alla convenienza ed alle esigenze di business. “Quello che ha fatto decidere in questo senso non è tanto un fattore di riduzione dei costi – a conti fatti l’alternativa on premise si sarebbe rivelata complessivamente meno costosa - ma la possibilità di avere un asset tecnologico non legato alla proprietà. L’azienda vuole avere la libertà di poter chiudere una sede piuttosto che aprirne un’altra senza avere alcun vincolo tecnologico”.

Le soluzioni core sono quelle associate a SAP per il quale è stato deciso un full outsourcing, affidando a Engineering le competenze di system management e a un partner di Modena la parte di Application Management. “Una modalità che ci permette di essere pienamente focalizzati sulle attività più importanti dal punto di vista del valore aziendale. Il nostro obiettivo non è diventare un’azienda IT all’interno di Ferretti, ma gestire le componenti abilitanti il business dell’azienda delegando a terzi la parte di system e application management”. Nel corso del tempo si è però diventati consapevoli del fatto che il full outsourcing su componenti strategiche può avere delle controindicazioni. “E’ importante preservare il know how aziendale, fare in modo che questo valore non venga esternalizzato”. Ecco quindi un possibile ripensamento: riportare Sap al proprio interno.

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Ottimizzazione
Il percorso evolutivo del data center di Ferretti è stato caratterizzato da obiettivi di centralizzazione e consolidamento, percorso che ha contribuito a semplificare e razionalizzare l’impianto complessivo infrastrutturale e applicativo. Il tutto, ovviamente, come sempre accade, anche in conseguenza di una limitazione dei budget di spesa. Quindi, refresh tecnologico e progressiva introduzione di nuovi server e switch così come efficientamento delle performance di rete attraverso l’utilizzo delle soluzioni di Riverbed. Sulle sedi italiane il contratto con il provider è di 20 Mbit ma grazie alla soluzione adottata si riesce ad avere una connettività equivalente a 40 Mbit. L’ottimizzazione sul traffico del web server è stata conseguita utilizzando tecnologia CDN Akamai. Ma anche estensioni e innovazione hanno interessato l’ambito progettuale: investimenti sonos tati fatti nelll’area PLM dove sono recentemente state adottate le soluzioni di Siemens.

Investimenti nel cloud? Non sulla parte infrastrutturale di computing, ma sulla componente che interessa il networking di filiale dove tutti i servizi di Wi-Fi sono resi disponibili dai servizi cloud di Cisco Meraki. “Non abbiamo big data in cloud, non abbiamo l’Erp. Il nostro cloud privato è la farm virtualizzata. Analizzando il mercato e chiedendo a partner come Ibm Softlayer piuttosto che Azure Microsoft la possibilità di spostare qualche servizio in cloud ci siamo resi conto che il costo beneficio non è così conveniente per un’azienda come la nostra, almeno fino a questo momento. Per tutta una serie di ragioni: per un limite fisiologico dato dalla banda disponibile in Italia, per i costi di fruizione del servizio e in ultima analisi per una considerazione di fondo, ovvero per il fatto che il cloud è adatto per supportare workload molto dinamici. Il nostro al contrario è un workload corporate e come tale assolutamente predittivo”.

Progetti e atttività in termini di processi di marketing e postvendita sono in corso sul fronte CRM, dove l’azienda utilizza Dynamics in modalità on premise. Perché on premise? “Un po’ per la difficolta di integrazione con il mondo ERP, un po’ perché siamo italiani e i dati idei nostri clienti ci piace averli in casa”. In discussione, infine, anche attività di ricerca in ambito IoT sul quale Ingenito è convinto che si possano avere buoni risultati mettendo insieme a un tavolo competenze multidisciplinari dove convergono i contributi e idee dell’IT, della vendita e del marketing. “Stiamo attraversando un piano di rilancio complessivo e come IT ci troviamo nella posizione di poter essere propositivi anche in termini di business. Il nostro interlocutore è l’oggi l’amministratore delegato, non più come accadeva in passato il direttore delle risorse umane o il Cfo, quest’ultimo tradizionalmente figura che focalizzava l’attenzione essenzialmente sui costi”.
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