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Oracle, il cloud è virale. Un treno in corsa da prendere in velocità

L’unicità della proposta Oracle secondo il management italiano. Value proposition, numeri e case study. Saas, Iaas e Paas per le differenti necessità del business. Aspettando the Cloud Next Generation Data Center

Cloud
E' sempre più decisa la strategia Cloud di Oracle, che ne fa il proprio mantra aziendale. "Il cloud, è un virus che sta diffondendosi velocemente, in grado di dare una forte accelerata alla trasformazione digitale delle aziende, sostiene in un incontro stampa Fabio Spoletini, Country Manager Oracle Italia, che insieme ad altri componenti del team manageriale - Emanuele Ratti, Country Leader Cloud Infrastructure e Giovanni Ravasio, Country Leader Applications - fornisce una vista del fenomeno e ribadisce una volta di più la strategicità del tema, sulla scia di numeri e casi di successo.
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Fabio Spoletini, Country Manager Oracle Italia, Emanuele Ratti, Country Leader Cloud Infrastructure, Giovanni Ravasio, Country Leader Applications
“Il digitale sta cambiando tutto: IoT, social, mobile e cloud stanno imponendo una trasformazione profonda delle aziende. Non da ultimo le nuove generazioni, nate col digitale le cui abitudini ed esperienze digitali impattano sull’economia. E’ un momento di forte cambiamento e il cloud rappresenta una leva principale di trasformazione per rispondere all’onda d’urto del digitale. Le aziende sono agli inizi, ma la consapevolezza sta crescendo e stanno reagendo”,
afferma Spoletini.
Ci sono i numeri a testimoniare l’affermarsi ineluttabile del fenomeno: secondo i dati Assinform 2016 il Cloud in Italia cresce del 23,2% e vale 1,5 miliardi di Euro mentre a livello globale è un mercato di 64,7 miliardi di dollari in crescita del 26% (Gartner). A livello Emea il 51% delle aziende raggiungerà una ‘maturità’ cloud acquisendo maggiore consapevolezza entro il prossimo biennio e il 92% delle aziende Emea vede nel cloud un elemento di velocizzazione dei processi di innovazione mentre il 75% dei Cfo italiani sostiene che un più stretto allineamento tra Cio e Cfo sia ormai essenziale per la trasformazione – il digitale è infatti 'embedded' nei processi aziendali. E’ un viaggio ancora agli inizi; se si pensa che oggi a livello globale il 95% dei workload sono ancora on premise (ricerca Oracle) e quindi solo il 5% sono sul cloud, c’è un’immensa opportunità da cogliere e margini ampissimi su cui lavorare.
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Da tempo ferma sostenitrice della validità del paradigma oggi Oracle può dirsi a pieno titolo sull’onda cloud, basti dire che nell’esercizio 2016 (concluso lo scorso maggio) il business relativo al cloud è cresciuto del 40% sul FY2015 generando un valore pari a 2,9 miliardi di dollari su un giro d’affari totale pari a 38,2 miliardi di dollari; in particolare, nel quarto trimestre dell’esercizio ha messo a segno un +51%, portato a bordo oltre 1.600 nuovi clienti Saas, più di 2.000 nuovi clienti Paas e circa 2.600 clienti ERP Cloud. Da parte sua la filiale italiana non sta a guardare: sul cloud ha realizzato infatti una crescita a tripla cifra (comprensibile vista la fase inziale), conta oltre 200 clienti, 400 mila utenti live (considerando tutte le suite Saas) e – finalmente – sta vedendo i primi progetti cloud di IT transformation mentre è partita l’onda dell’Erp di nuova generazione – vero elemento di accelerazione: “Rispetto agli Erp tradizionali costosi e fortemente legacy, l’Erp di nuova generazione è in grado di portare allo sblocco di risorse e a concepire le applicazioni in chiave moderna”, dice. 

Cinque aree principali
La strategia cloud del vendor poggia su cinque pilastri portanti, aree caratterizzanti che combinate danno vita a un’unicità del mercato, sostiene Spoletini: Completezza della offerta che abbraccia tutte le declinazioni cloud– Saas, Iaas e Paas con data center cloud molto potenti: “Un offerta in grado di differenziarsi. Vogliamo creare un portafoglio prodotti che superi il concetto di commodity, cercando di fare il miglior hardware al mondo con applicazioni e tecnologie capaci di risolvere prima di altri e meglio i problemi per offrire servizi cloud: è come se vivessimo in un grande laboratorio dove saremo noi i primi utilizzatori e questo ci permetterà di avere un osservatorio per creare valore anche sull’infrastruttura uscendo dal concetto di commodity e il fatto della completezza del portafoglio farà la differenza, non si possono avere tanti cloud provider"; Your choice = Hybrid Cloud: qualsiasi prodotto che girerà sul cloud potrà girare on premise e si potrà decidere di spostare prodotti on premise in cloud e viceversa: “E’ una caratteristica distintiva di Oracle. Tra i competitor, chi ha un’offerta in cloud spesso non ce l’ha in modalità on premise”; Open Standard: in particolare la componente Iaas è aperta a tutti i principali standard - SQL, Hadoop, NoSQL…Java, Ruby, Node.js…Linux, Docker; Enterprise grade: il cloud democratizza il software e abbatte le barriere all’ingresso e può essere utilizzato da aziende molto piccole a quelle di dimensioni più grandi, “Oracle sta predisponendo un’infrastruttura per offrire servizi enterprise grade, altamente affidabile, con Sla elevati e un livello di sicurezza elevato in ambiente mission critical"; Sicuro – il fatto di avere software in silicon permette di fare prevenzione di intrusioni e non solo.

Il viaggio verso il cloud
Oracle interpreta il processo di trasformazione delle aziende verso il cloud lungo due declinazioni principali: Saas (Software as a service), l’offerta applicativa per modernizzare i processi, con Erp, Hcm, Customer esperience come ambiti di riferimento (solo per citarne alcuni); Iaas, gli elementi infrastrutturali per l’efficientamento del data center: “Siamo nella Wave 1 con Saas e Iaas, ma presto si sceglierà il cloud per fare vera innovazione; partirà quindi la Wave 2, quella del Big Data e dell’IoT, delle applicazioni che nascono sul cloud o estensioni di applicazioni legacy. Oracle offre Saas e Iaas, ma anche il Paas, servizi/ building block per estendere e accelerare le applicazioni sull’innovazione”.
Emanuele Ratti introduce la componente Iaas (infrastructure as a service), potenza di calcolo per realizzare nuovi sviluppi digitali secondo paradigmi più innovativi oppure per iniziare a portare le applicazioni dal proprio data center al cloud. Una Cloud Infrastructure che il vendor definisce completa, integrata ed enterprise, progettata per ogni tipo di workload e costituita da un insieme di servizi di computing, networking e storage e di sicurezza.
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Per lo sviluppo di nuove applicazioni digitali dal proprio data center nel cloud si parte dalle applicazioni più leggere per arrivare a quelle più pesanti. Nell’ambito dello sviluppo applicativo l'infrastruttura Cloud di Oracle abbraccia i nuovi standard di sviluppo open source quali DevOps, microservices e API che viaggiano su conteiners e va oltre la virtualizzazione classica  con una virtualizzazione elastica, può essere estesa con un servizio di Managed Java e oltre ad ambienti virtualizzati mette a disposizione ambienti bar metal ma anche ad altissime prestazioni. Il focus sulle prestazioni è massimo per il vendor: “Oracle vanta una quota di mercato su sistemi high end superiore al 50% e se è vero che il cloud è una grande opportunità è altresi vero che non elimina il problema delle prestazioni. Se queste erano richieste on premise a maggior ragione lo sono in cloud. E Oracle ha l’unica Cloud Infrastructure che offre anche elevate prestazioni con 15 mila sistemi ingegnerizzati nel mondo sui carichi mission critical”.
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Ratti indica altre caratteristiche tecnologiche differenzianti dell’infrastruttura cloud: 4,05 milioni di IOPS – 100 volte superiore alle infrastrutture standard del mercato; 300 GB/s di Troughput – 300 volte più potente delle altre piattaforme cloud; la possibilità di estendere la cloud infrastructure con servizi database superiori ai 500 TB – quasi 100 volte più grandi dello standard di mercato che arriva a 6 TB. E ancora: in termini di Sla di applicazioni enterprise oltre al primo livello di automatic restore ad appannaggio dei più, Oracle mette in campo A/A Clustering – “sul database ce l’ha solo Oracle, e poi Zero Data Loss – nessuna perdita di dati e Transparent Failover – nessun fermo di servizio”. 

I Big Elephant salgono sulla nuvola: arriva the Cloud Machine
Lo step successivo è quello dello sviluppo di applicazioni più pesanti fino ad arrivare ai Big Elephant: applicazioni enormi, dove Oracle ritiene che la propria Cloud Infrastructure possa veramente fare la differenza: “Portare un’applicazione enterprise di grandi dimensioni nel cloud – senza dimenticare che nel legacy le applicazioni enterprise sono al 70-80% sono su database Oracle e Java - non è un’operazione per nulla semplice, basti pensare a tutti gli elementi di interconnessione per garantire l’interoperabilità.”
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Qui la proposta Oracle è quella di ‘staccare’ un pezzo del cloud e portarlo a casa del cliente; non si tratta di un prodotto, ma di un approccio progettuale, una metodologia che consente di prendere il Big Elephant, tenerlo in casa togliendo tutte le latenze e le inerzie presenti nel cloud e portarlo in house. A questo punto il Big Elephant – l’applicazione enterprise – viene affettato e si comincia a portarla come progetto sostenibile dentro al cloud anche se è a casa del cliente. E’ il concetto di cloud @customer site: quando si è sicuri che tutta l’applicazione è stata portata nel cloud e il progetto di portabilità nel cloud è concluso allora si può decidere di tenerlo in casa, di metterlo nel data center di Oracle o in quello di un business partner. “E cosi Oracle porta nel cloud anche il Big Elephant”. Oracle Cloud Machine, presentata lo scorso marzo, è la killer application del cloud:Connota ulteriormente la caratteristica dell’’your choice’ dell’infrastruttura Oracle: è un pezzo del data center con tutte le sue caratteristiche fatto funzionare presso il cliente. In questo modo Oracle porta l’industrializzazione del servizio a casa del cliente e remotamente offre un servizio cloud in modalità pay as you go", enfatizza Spoletini.
Oracle mette quindi una macchina con a bordo tutto il software dal cliente: “E’ ideale per paesi come Russia e Cina, ma anche per l’ambito bancario e il public sector spesso restii a trasferire applicazioni e dati sulla nuvola; in questo modo si porta il concetto del cloud e, di conseguenza, della standardizzazione, presso di loro.”
casi di successo non mancano: c’è quello di Tecnologie nelle Reti e nei Sistemi, TRS Spa, un Isv che produce applicazioni moderne, realizzato con Hitachi CBT, Preferred Partner di Oracle. TRS aveva la necessità di un’architettura cloud per workload difficilmente prevedibili: “Un’infrastruttura cloud elastica basata su servizi di software defined networking in grado di assorbire l’impredicibilità dei carichi, con estensione con il servizio di Managed Database e a fianco un Paas completo per i servizi di test e sviluppo" 

La dimensione ibrida e quella Paas
Dalle applicazioni leggere a quelle pesanti, fino al Big Elephant. Tutto ciò però può non bastare: ci sono sistemi IT estremamente complessi e legacy per i quali la logica del Big Bang di portabilità di un Big Elephant nel cloud non è sufficiente. In questo caso il viaggio verso il cloud deve essere necessariamente più lungo. Ed ecco che Oracle mette in campo l’Hybrid Cloud: ogni prodotto disponibile nel cloud è disponibile anche on premise con stessi standard, stessa architettura, un sistema di monitoraggio unico, stessi Sla: “In questo caso si tratta di accompagnare il cliente in un percorso tecnologico complesso su un sistema molto complesso che può durare anche anni”. Una considerazione da fare: “I primi sistemi in cloud sono quelli di test e sviluppo; e questi o sono uguali per cloud e on premise o altrimenti dove sta l’utilità del testing? E Oracle è l’unico vendor a proporre stessi sistemi in cloud e on premise”, rimarca Ratti.
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La Wave 2, come detto, si realizza con il Paas e la risposta completare di Oracle ai nuovi standard di sviluppo applicativo per le applicazioni moderne si chiama Cloud Enterprise Paas, un ambiente di sviluppo a servizi che offre servizi combinabili già pronti per gli sviluppatori per creare la user experience, oppure partendo dal Saas per estenderlo e arricchirlo, differenziandolo. “Lo sviluppo di applicazioni con nuovi standard non sarà l’unico sistema di sviluppo del futuro: è eccellente per costruire applicazioni differenzianti e per creare innovazione ma ha un impatto organizzativo molto rilevante e non tutte le applicazioni devono creare vantaggio competitivo pur essendo altresì necessarie per i processi aziendali. Da qui l’offerta Paas targata Oracle”, afferma Ratti.
Un altro case study portato ad esempio è quello di Enav relativo a una Cloud Infrastructure estesa alle componenti di piattaforma Oracle per il consolidamento di tutti gli ambienti di test e sviluppo (incluso Erp)- Back Up/Recovery - PaaS per SaaS che ha portato a risparmi del 28%.

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Saas, un virus. Vince 80 a 20 sull’on promise
Quella del Software as a service - l'80% del business applicativo cloud è oggi realizzato qui e non sull'on promise - è la declinazione Cloud su cui Oracle vanta una competenza estesa e un’offerta molto ricca:Oggi in quest’ambito l’approccio agli applicativi avviene per processo – il concetto di Erp è visto come superato e quindi si guarda a processi applicativi verticali integrati”, spiega Giovanni Ravasio. Da qui la focalizzazione del vendor su cinque aree principali: Customer Experience che estende il concetto di Crm al data as a service; Supply Chain Management (dall’anno scorso in cloud); Human Capital management; Enterprise Performance Management; Enterprise Resource Planning. "In tutte queste aree siamo davanti alla concorrenza in termini di caratteristiche e funzionalità – ‘features and functions’”.
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I casi di utilizzo anche qui non mancano
: nell'HCM, che nell’ultimo anno ha visto entrare oltre 20 clienti, Oracle annovera clienti come Generali, Telecom Italia, Enel, Saipem, Recordati. “E’ una soluzione cloud nativa, con roadmap garantita e avanti rispetto a quelle concorrenti in feature and function con un go live molto veloce nell’ordine dei due mesi, con provisioning di qualche giorno, progetti di qualche settimana e agile develoment con il business in continuità”, afferma Ravasio. 
Nell’Erp moderno, Finance e Digital SCM i nomi sono quelli di Galbusera, Danieli, Marazzi, Fca Logistica: “Andiamo su processi con tempi veloci e modalità flessibile di agile development. I partner ci stanno seguendo molto velocemente e i clienti sono molto aperti. I primi risultati si stanno vedendo e tante referenze stanno partendo". Di forte interesse le aree Customer Experience e Modern Marketing:Sul marketing e sul data as a service stiamo procedendo molto bene, siamo market trendy in Italia, stiamo raccontando esattamente quello di cui i clienti hanno bisogno: dalla semplice revisione del sito fino a riconoscere e conoscere i propri prospect e clienti. Anche in ambito Customer Experience abbiamo accelerato e raccogliamo referenze”. Tra i clienti: Eni che ha esteso la propria base installata, Illy con due progetti di Crm, l’Istituto Commercio Estero, mentre nel modern marketing da segnalare Samsung che “un anno e mezzo fa si è mossa verso l’area b2b e ha scelto Oracle Eloqua per l’orchestrazione delle campagne marketing b2b per gestire e personalizzare tutta la comunicazione digitale con i clienti, dalla gestione degli eventi alle newsletter ai form di registrazione". Non meno importante il mercato Business Analytics: tra le case history quella di Tivùsat che ha ottimizzato la gestione dei dati di circa 2 milioni di utenti e introdotto dashboard personalizzate per l’analisi dei dati. 

E’ tempo di Big Data 
Per Oracle parlare di Cloud significa necessariamente fare riferimento anche al Big Data, in quanto al centro dei processi innovativi delle aziende ci sono i dati: “per rimanere competitive sul mercato le aziende devono estrae valore dalla mole di dati immagazzinati su cui costruire servizi in cloud”, sostiene Ratti. Quest’anno per Oracle sono andati live i primi 6-7 veri progetti Big Data, in cui emerge la value proposition, l’esperienza e le competenze del vendor nel Data Management e nel Big Data. Sono progetti in vari settori merceologici: assicurativo – si raccolgono i dati sul comportamento dell’utente e costruiscono contratti assicurativi su misura; bancario – rischio e data monetization; telco in ambito Network Assurance; PA nella difesa investigazione del cyberspace. “Molti clienti sono alla finestra per capire i risultati dei primi progetti di Big Data e molti sono in procinto di partire. L’anno prossimo ci aspettiamo che il Big Data esploda”Anche in questo caso un case study di riferimento: quello del Gruppo Sia, che grazie Ubiq (di cui detiene il 69%), start-up nata nel 2012 da uno spin-off dell’Università di Parma, specializzata nella progettazione e sviluppo di soluzioni tecnologiche innovative, propone il marchio T-Frutta, un’app che permette ai consumatori di avere un cash-back di denaro, facendo la spesa, ogni qualvolta scelgono i prodotti proposti online: “Un progetto di digital distruption nell’area dei pagamenti in cui c’è il software Oracle”.
In definitiva, oggi Oracle si sente pronta per giocare la partita cloud, dove continua ad aggiungere tasselli alla propria offerta per arricchirla e completarla. Non abbassa la guardia il fronte competitivo: Salesforce.com, AWS, Microsoft, Google sono tutti validi concorrenti sul campo nelle diverse declinazioni cloud: “saranno la completezza d’offerta, gli Sla, e l’enterprise grade a fare la differenza”, conclude Spoletini.
A settembre nel corso dell'annuale Oracle OpenWorld a San Francisco si parlerà di Cloud Next Generation Data Center. Tutte novità che saranno al centro dell’Oracle Cloud Day, in programma il prossimo 14 novembre a Milano.
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