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I Power Ibm tornano a crescere dal 2012

Comincia a dare i propri frutti la strategia Linux sull'architettura scelta da Big Blue per i server.

Cloud
In questi ultimi anni, il mercato dei sistemi Unix ha seguito un andamento progressivamente declinante, a vantaggio soprattutto delle alternative x86/Linux. Eppure, in quest'ambito, continuano a operare realtà come Ibm, Oracle, Hp e Fujitsu.
Un primo segnale di mutamento di rotta arriva dai risultati finanziari appena resi noti da Big Blue. In una complessiva situazione di calo, spicca per la prima volta da quattro anni a questa parte la crescita dei sistemi Power. Le cifre non sono in sé eclatanti, ma mostrano un segno positivo che non si vedeva da tempo. Nell'ultimo trimestre 2015, in particolare, sono aumentate del 4% le vendite degli ex Rs/6000, ma il dato sale all'8% se si tiene in considerazione la crescita del dollaro americano. Questo dato mette in positivo l'andamento di tutto il 2015.
Per scelta storica, Ibm non offre cifre precise, ma solamente percentuali. Tuttavia, appare chiaro che si stia assistendo a un'inversione di rotta se non altro rispetto a due anni fa, quando l'azienda perdeva in quest'ambito oltre il 30% di giro d'affari al trimestre. Il cambiamento non può che essere attribuito alla scelta di ridimensionare l'attività hardware, per renderla più profittevole. Lo dimostra il fatto che nel 2013 la divisione aveva registrato una perdita di 507 milioni di dollari su entrate complessive per 15 miliardi. Lo scorso anno, invece, è arrivato un utile di 604 milioni su 8 miliardi di giro d'affari.

Un riposizionamento costruito su Linux e apertura

Una spiegazione può derivare dalla chiara focalizzazione su Linux. Negli ultimi due anni, Big Blue ha dichiarato di aver investito un miliardo di dollari per facilitare l'utilizzo del sistema operativo sulle macchine Power, in alternativa ad Aix, lo storico Unix proprietario. Alcune modifiche apportate al processore Power8 hanno facilitato il porting di applicazioni x86/Linux.Ibm ha anche aperto la piattaforma a costruttori terzi attraverso l'iniziativa OpenPower. Altre realtà, dunque, possono oggi progettare e vendere server Power sotto licenza di Big Blue. Google, ad esempio, ha sviluppato proprie macchine Power per testare l'efficacia di questa piattaforma poi in relazione alle proprie necessità, pur senza indicare per ora se un passaggio alla produzione su grande scala sia o meno in previsione.
Sviluppi come quello citato o il potenziamento delle capacità grazie all'apporto di Nvidia e Mellanox, hanno consentito di riposizionare i sistemi Power per impieghi nel mondo cloud e nell'hosting applicativo. Dopo aver ceduto il business dei server x86 a Lenovo, Ibm ha anche progettato una gamma di macchine di fascia bassa sotto Linux, che i clienti possono ordinare anche online.
Non sono poche le realtà che sono alla ricerca di un'alternativa al dominio di Intel e, attendendo una crescita di potenza e maturità dei server Arm, a trarne vantaggio oggi appare proprio Ibm. Tuttavia, il prossimo arrivo di Qualcomm e Amd sul mercato dei server Arm e gli sviluppi attesi per Intel fanno sì che la posizione dei Power possa ancora cambiare.
Tocca alle realtà ancora impegnate sulla tecnologia Risc (Big Blue, ma anche Oracle) proporre roadmap capaci di tenere viva l'attenzione del mercato e il passo degli altri costruttori. Oracle, tuttavia, sta mostrando la tendenza a concentrarsi sui sistemi dedicati all'esecuzione delle proprie applicazioni, mentre Ibm ha deciso di puntare su un mercato più ampio. Fino a poco tempo fa, operava su questo fronte anche Hp, che però ha deciso da tempo di non sviluppare in più l'architettura Pa-Risc e di concentrarsi su Itanium, senza però grande successo, tante che i propri sistemi di fascia alta Integrity NonStop sono stati portati sui chip Xeon di Intel.
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