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Economia globale ed economia dei dati

La competizione tra i cloud provider si giocherà sulle regole che verranno disposte in tema di trattamento dati e sulla sovranità degli stessi

Cloud
Quale effetto hanno avuto i cambiamenti globali dell’Information Technology all’interno delle imprese italiane? Cloud, Big Data, Mobile, Social, Internet of Things, le macrotendenze che hanno contraddistinto la nuova economia hanno davvero modificato i fondamentali che regolano l’assetto dei conglomerati hardware e software?
Tra tutti i fattori che hanno più contribuito al cambiamento quello più evidente è riferibile al mobile. Dati e applicazioni per una gran parte delle aziende devono essere accessibili da un dispositivo mobile, sia esso smartphone, tablet, notebook o tecnologia ibrida. E’ l’affermazione della cosiddetta era Post-PC che travalica la tradizionale architettura client-desktop. Certo non si può dire che altri fenomeni abbiano espresso un indice di penetrazione altrettanto elevato: l’informatica d’impresa italiana è un mercato per lo più statico con scarsa propensione all’innovazione. Se davvero i cambiamenti avessero inciso in profondità avremmo di fronte uno scenario ben diverso da quello attuale. D’altra parte il budget IT è ancora largamente dedicato alla gestione dell’esistente.
Eppure, l’effetto disruptive, in grado di mettere in discussione lo status quo, se non così evidente, sta lentamente modificando la dimensione tecnologica a supporto del business. Cloud e Big Data sono fenomeni pervasivi e, seppur non così appariscenti a livello macro, stanno creando le premesse per un cambiamento radicale, coerente con una logica di IT as a service.
Da un punto di vista infrastrutturale il cloud corrisponde alla nuova industrializzazione dell’IT che si configura in una centralizzazione delle risorse deputate all’erogazione in modalità as as service. Un fenomeno che è destinato a modificare l’assetto delle organizzazioni riducendone progressivamente la dimensione. E’ quanto di consuetudine avviene con l’avvento di nuova tecnologia che irrompe sul mercato modificandone la fondamenta. E’ stato così in passato, lo è altrettanto con l’affermazione del cloud.
Sempre meno personale graviterà all’interno dei perimetro aziendale. Risorse hardware, software e dati sono sempre più centralizzati presso data center di grandi internet service provider che fanno leva su un fattore di economia di scala che permette loro di ridurre di un significativo ordine di grandezza il costo dell’IT complessivo.
La competizione tra i differenti cloud provider, al di là della capacità di acquisire nuova produttività - che è implicita nell’innovazione tecnologica, basti pensare alla legge di Moore - si giocherà sempre più sulle regole che verranno disposte in tema di trattamento di dati e sulla sovranità degli stessi. L’espansione di un’economia digitale globale è, infatti, largamente dipendente dalle legislazioni a livello geografico e il cloud ne è il presupposto funzionale.
Per quale motivo una multinazionale americana dovrebbe costruire un data center in Italia quando i costi sono nettamente inferiori in altri paesi? L’infrastruttura IT deputata all’erogazione del servizio può risiedere ovunque. Non è un caso che le stesse regole decise dal World Trade Forum per quanto riguarda la libera circolazione delle merci si cerchi oggi di estenderle per definire un libero scambio dei dati. E’ su questo piano che si inseriscono le attività del Trade in Services Agreement (TISA) vedi documento reso pubblico da Wikileaks, Il TISA è un accordo di commercio per i servizi che mira alla piena liberalizzazione dello scambio dei dati. E gli interessi della nuova IT as a service, riconducibili ai nomi dei protagonisti che operano sulla scenario mondiale del cloud, sono inevitabilmente legati allo sviluppo di questi nuovi trattati.
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