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Il percorso evolutivo di Lombardia Informatica

Giuseppe Ceglie, responsabile del Dipartimento Esercizio, spiega come il service provider di Regione Lombardia stia innovando grazie al risparmio sui costi, lo scorso anno del 15%.

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Anche in un settore apparentemente statico come quello della Pubblica Amministrazione, alcune realtà mostrano un dinamismo figlio dei tempi, mano basato su investimenti a pioggia e più su progettualità attente alla soddisfazione delle esigenze degli enti locali o dei cittadini. Lombardia Informatica può essere annoverata in questo lotto. L’ente strumentale di Regione Lombardia si occupa di tutte le tematiche It che riguardano le attività del proprio unico committente. L’azienda svolge un ruolo di “cerniera” tra la domanda della Pubblica Amministrazione, l’offerta del mercato dell’Information & Communication Technology e i cittadini e imprese che usufruiscono dei servizi.Per capire quali sono gli orientamenti della struttura dal punto di vista tecnologico e come si trova il punto di equilibrio fra necessità di riduzione dei costi e sfide come quelle imposte dall’Agenda Digitale, ImpresaCity ha incontrato Giuseppe Ceglie, responsabile del Dipartimento Esercizio di Lombardia Informatica. 

Come si configura la struttura della società e quali sono i principali filoni di attività?

Lombardia Informatica è una realtà che oggi eroga circa 300 servizi per conto della nostra regione di appartenenza. In totale siamo circa 500 persone, articolate in aree di progettazione infrastrutturale e applicativa, cui si aggiunge una struttura definita di Demand, di natura commerciale, che si interfaccia con la regione per raccogliere le esigenze e trasformarle in nuovi progetti. 

Quali sono le linee di business in cui si articola la società?
Due sono le aree di focalizzazione. La prima è rappresentata dal Sistema Sanitario Regionale, ossatura per tutti i servizi che governano la sanità in Lombardia. La seconda è il Sistema Informativo Regionale, dove rientrano i servizi erogati a tutti gli enti regionali che non appartengano al mondo della sanità. Il sistema sanitario si struttura come una rete federata fra la struttura centrale di governo e tutte le realtà del mondo pubblico o privato, che interagiscono per condividere dati, siano essi legati ai pazienti o ad aspetti di carattere finanziario. Ne sono esempi il fascicolo sanitario elettronico e la prossima implementazione della ricetta elettronica, che integrerà il percorso dal medico alla farmacia in modo totalmente digitalizzato. Il Sire è più variegato e comprende diversi filoni di servizi, che vanno dalla gestione documentale e conservazione sostitutiva, all’amministrazione dei fondi di finanziamento, all’agricoltura e così via. 

Quali sono le aree di innovazione sulle quali vi state concentrando?
Le priorità che ci vengono indicate dal nostro committente riguardano la capacità di incrementare i livelli dei servizi, ridurre i costi operativi delle piattaforme Ict che governiamo e avere una maggiore trasparenza, estendere il perimetro dei servizi. Sul fronte dei costi, siamo in grado di fornire evidenze oggettive dei consumi reali che i singoli servizi impiegano in termini di risorse infrastrutturali. Un ulteriore passaggio riguarda, oggi, il recepimento delle indicazioni dell’Agenzia Digitale per l’Italia su come ottimizzare i costi, consolidando i data center. Noi abbiamo creato piattaforme di virtual data center pronte a ospitarne di nuovi anche per altre strutture più piccole, che vogliano incrementare i loro livelli di servizio o devono affrontare problematiche di obsolescenza dei loro sistemi. Queste realtà possono rivolgersi a noi per ospitare in forma tenant, segregata dal resto dell’infrastruttura, i loro servizi e le applicazioni correlate. Di fatto, le infrastrutture Ict diventano una commodity e si ottengono risparmi significativi, senza dover investire in nuove risorse. 

Come state affrontando il tema del cloud computing, sia come fruitori che come erogatori di risorse?
Proprio i servizi che forniamo agli enti più piccoli sul territorio fanno leva sul nuovo paradigma. Abbiamo predisposto una piattaforma di cloud privato per mettere a disposizione di altre amministrazioni una parte virtuale delle nostre capacità di calcolo. Realizziamo in questo modo dei data center virtuali, distinti, dedicati a ciascun ente, dove possiamo mettere a fattor comune le risorse disponibili. La nostra infrastruttura è molto capiente, soprattuttto dopo l’avvio dell’ultimo data center, realizzato nel 2012, con capacità di crescita considerevoli. Nell’ultimo periodo abbiamo accentuato il processo di consolidamento infrastrutturale e applicativo, anche per mettere a disposizione facility, infrastrutture e componenti, come la rete interna, anche per esigenze di altri enti del territorio. Siamo in grado di ospitare realtà anche consistenti, come aziende sanitarie che avrebbero bisogno di almeno 100 server per funzionare: noi possiamo prevedere di destinare la capacità di calcolo necessaria attraverso l’infrastruttura cloud. 

Quali saranno le priorità di investimenti nel breve e medio termine?
Il nostro primario obiettivo è l’ottimizzazione dei costi operativi, come indicato dal nostro committente. Nell’ultimo anno, abbiamo ottenuto un risparmio del 15%, a parità di perimetro, quindi escludendo quanto necessario per l’implementazione di nuovi servizi. La tendenza dovrà proseguire nel tempo e prevediamo di poter ottenere un consolidamento nell’ordine del 5-10% all’anno. Ora ci stiamo concentrando sulla fornitura di servizi in business continuity. Stiamo già sfruttando i due data center che abbiamo per il disaster recovery, ma in parallelo stiamo migrando i servizi mission critical nell’ottica della continuità operativa, con capacità di ripristino in pochi minuti. Per noi è importante, inoltre, investire sul fronte della sicurezza, soprattutto in relazione alla tipologia di dati che trattiamo e al fatto che apparteniamo al mondo della Pubblica Amministrazione. Per quanto riguarda la gestione delle infrastrutture, siamo sempre più focalizzati sull’ottimizzazione dei costi, per poter investire di più nell’innovazione e in progetti che migliorino i livelli di servizio, attraverso il monitoraggio e il controllo end-to-end, per accrescere anche la percezione all’utente della qualità fornita. 

Come si sta evolvendo il budget a vostra disposizione?
A parità di perimetro, l’ammontare di risorse economiche tende a ridursi, quindi una parte del 15% risparmiato ci server per fare nuovi investimenti. Naturalmente, se la quantità dei servizi erogati si amplia, crescono anche gli stanziamenti. Per esempio, se occorresse sviluppare un virtual data center per un’azienda sanitaria, che richiede mediamente l’implementazione di circa 150 server virtuali, l’incremento di costi richiesto si aggiungerebbe al budget. 

Temi oggi molto dibattuti come la mobility e i big data sono importanti per voi e vi stanno portando allo sviluppo di nuovi progetti specifici?

Da qualche anno abbiamo, all’interno delle nostre piattaforme, alcuni sistemi dedicati all’erogazione di servizi di tipo big data. Un esempio è il data warehouse che raccoglie i dati di bilancio del sistema sanitario di tutti gli enti, per consentire alla Regione Lombardia di effettuare una governance complessiva a livello territoriale. Lo stesso vale per il sistema di gestione documentale, ormai completamente evoluto verso la digitalizzazione, che richiede piattaforme complesse proprio per il volume dei dati trattati, nell’ordine delle diverse decine di terabyte. Un discorso analogo vale per la gestione dei fondi, dove dobbiamo gestire picchi notevoli di accesso alla piattaforma di erogazione quando nuovi risorse economiche vengono rese disponibili. Sulla mobility, invece, ci avvaliamo di strumenti di outsourcing che ci vengono messi a disposizione da Consip. Una parziale eccezione può essere il sistema di posta elettronica, necessariamente centralizzato per ragioni legate alla nostra natura di ente pubblico: questo vale sia per i client fissi che mobili, che controlliamo direttamente e con particolare attenzione agli aspetti legati alla sicurezza. 

Come avete organizzato la gestione delle risorse? Quali componenti sono state mantenute all’interno e quali esternalizzate?
Dal punto di vista delle infrastrutture, abbiamo affidato lo scorso in outsourcing i servizi gestionali, cioè tutta l’operatività che consente di far funzionare correttamente i nostri data center. Questa parte è stata affidata tramite gara a una realtà creata ad hoc. Lo sviluppo di nuovi servizi è stato mantenuto integralmente all’interno, per sfruttare le nostre elevate competenze progettuali e garantire la più efficace delivery.
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