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Vmware, in azienda si fa cloud senza passare dall’IT

Il cloud nascosto è un fenomeno che sta prendendo piede nelle aziende europee; all’Italia il primato. La funzione IT vede venire meno il suo ruolo; per questo deve cercare di dialogare con le altre linee di business e diventare broker di servizi in un contesto di cloud ibrido. A Vmware Forum si fa il punto della situazione societaria.

Cloud
Nella nuova cornice del Mico a Milano (la manifestazione si è sempre svolta al Centro Congressi a Milanofiori) Vmware ha organizzato l’annuale appuntamento Vmware Forum, accogliendo clienti e partner chiamati a conoscere e toccare con mano le ultime novità di casa, così come mission e direzioni future. L’ambientazione ha fatto da sfondo anche alla presentazione di alcuni numeri relativi ai fenomeni del cloud computing e dell’end user computing, due tra i principali trend che impattano Ict e organizzazioni.
E’ toccato ad Alberto Bullani, Regional Manager della filiale italiana, inquadrare la situazione societaria.
In un momento di mercato non semplice, Vmware, nonostante la crescita non sia così impetuosa come nel passato, continua a dimostrare un buono stato di salute. Sono proprio i numeri a parlare: 4,61 miliardi di dollari di fatturato nell’esercizio 2012 chiuso lo scorso dicembre in crescita del 22% sull’anno precedente; 4,63 miliardi di dollari in cash – “è una cifra che ci permette di crescere senza indebitarci”, un organico che supera i 13 mila dipendenti, 55 mila partner, 550 mila clienti di cui 6.000 in Italia. “Solo un biennio fa Vmware poteva considerarsi un’azienda monoprodotto. Tutto ruotava intorno all’hypervisor che l’ha resa nota. Oggi è un’azienda che sta al passo dei cambiamenti; basti vedere il paniere d’offerta molto composito, in cui la parte più importante e in maggior crescita non è quella 'core' ma quella relativa alle componenti più innovative legate al cloud computing, ai tool di mangement e alla parte di end user computing legata alla mobilità.”
Pur non potendo esplicitare i dati italiani, Bullani mostra una certa soddisfazione nel presentare alcuni indicatori che permettono comunque di farsi un’idea dell’andamento della filiale. Negli ultimi sei mesi il Belpaese è risultato il primo in Europa in termini di crescita. E la filiale raggiunge anche il primato in termini di quota di mercato dei servizi professionali rispetto alle licenze vendute: “Si ricorre a Vmware per implementare progetti innovativi, mission critical e di elevata complessità. Le aziende ci chiedono di ridisegnare i processi, replicare le best pratices, di fargli da consulenti. Significa che l’Italia è più avanti rispetto ad altri paesi in termini di adozione dei prodotti innovativi”, spiega Bullani.
Altro dato interessante riguarda la customer satisfaction. Ogni anno Vmware svolge una survey sugli utenti finali secondo una metodologia sviluppata da Bain Company che ha come unità  di misura l’Nps – Net promoter Score –  un benchmark standard di mercato che nell’IT va da - 20 a + 20. A livello Emea nell’edizione 2012 Vmware Emea ha raggiunto il punteggio di 44 - più del doppio del massimo del mercato IT - e l’Italia ha primeggiato risultando di gran lunga la prima country con un punteggio di 59. “E’ un dato importante che testimonia la bontà del lavoro compiuto in Italia”, enfatizza Bullani. 

Cloud compunting nascosto

Sono il Cloud Computing e l’End user computing (consumerizzazione dell’It e relativo Byod) i principali trend che, secondo Bullani, occorre tenere presenti in questo momento storico. Anche in questo caso, i numeri fotografano la situazione. I dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano relativo all’adozione del cloud computing in Italia indicano un 21% di utilizzo maturo, ufficiale, certificato dall’azienda;  una crescita del fenomeno pari al 25% e un’adozione diffusa nelle grandi aziende (pari al 56%) mentre le Pmi sono ancora indietro (22%) pur vedendo nel cloud un’opportunità per accelerare il proprio business. E il modello più diffuso oggi è quello del cloud ibrido.
Destano invece interesse e al contempo preoccupazione i dati che derivano dalla ricerca “Covered Cloud” commissionata da Vmware a Vanson Bourne su un campione europeo di 3 mila utenti business e 1.500 decision maker IT in sei nazioni: Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda e Svezia, al fine di capire quanto il fenomeno cloud sia visibile e quanto sia nascosto.
Ne emerge un quadro impressionante: in Europa il 45% degli utenti business comprano o utilizzano servizi cloud senza l’autorizzazione ufficiale della funzione IT. E questo fenomeno trova la sua massima espressione in Italia dove tale percentuale raggiunge il 66%
Il 37% dei responsabili IT in Europa (e il 43% in Italia) ha il sospetto che le persone dell’azienda abbiano acquisito  servizi cloud senza autorizzazione. Nonostante ciò, la maggior parte dei decision maker (72% in Europa e 78% in Italia) che ha tali sospetti non vede il fenomeno come negativo; al contrario, ne vedono alcuni benefici in termini soprattutto di riduzione della spesa – una media di 1,6 milioni di euro per organizzazione in Europa nel 2012, ma non solo. Circa un IT manager su due in Europa (51%) e il 43% in Italia pensa che tutto ciò consenta di rispondere in modo più tempestivo  alle richieste dei clienti e circa un terzo (31% in Europa, 24% in Italia) che permetta di migliorare crescita e sviluppo
Non mancano i rischi però: è la sicurezza la principale preoccupazione degli intervistati (il 54% degli italiani) che temono che il cloud nascosto possa incrementare le minacce alla sicurezza, creando, di fatto, un conflitto fra necessità di maggior flessibilità da parte dell’IT e quella di maggior controllo e di riduzione del carico di gestione.
“Gli IT manager si rendono conto che molti dipendenti aziendali cercano all'esterno servizi che l’IT non è in grado di erogare, ma si rendono anche conto che è tutto ciò utile all'azienda. Insomma, non sono in disaccordo con il fenomeno ma chiedono maggior dialogo. Vorrebbero poter concordare insieme le scelte. Di fatto l’IT non può più agire come monopolista. E’ bypassato su molti fronti. La sfida principale per questa figura aziendale è quella di centralizzare e incanalare il fenomeno, assumendo il ruolo di broker di servizi”, sottolinea Bullani.
In termini di spesa il 23% dei dipendenti in Europa ha scaricato e pagato per prodotti cloud per un valore di circa 2.270 Euro (in Italia circa 2.800) mentre il 14% è arrivato a spendere anche 5.000 euro a testa. I dipendenti italiani bypassano il protocollo IT per per trovare modalità di lavoro più efficienti e veloci (30%) e per mantenere la competività lanciando una nuova offerta (18%).
I cinque prodotti e servizi più utilizzati (pagati o gratis) senza l’autorizzazione del comparto IT sono: condivisione di dati e fila, email cloud, instant messaging, video conferencing e social network professionali. Mentre le aree aziendali coinvolte maggiormente dal fenomeno sono: marketing/pubblicità/comunicazione; vendite; ricerca e sviluppo e finance.
Sul fronte End User Computing i dati degli Osservatori del Politecnico indicano in Italia un 16% di utilizzo maturo (è l’azienda che rilascia le applicazioni mobili), un +12% di crescita e il 57% lavoratori non tradizionali, i cosidetti smarter worker, che ne fanno uso.  

La ricetta Vmware: tre ingredienti principali
 In un quadro così delinato “la mission di Vmware è quella di semplificare IT, trasformandola in un servizio IT, facile e immediato da fruire al pari del telefono e della corrente elettrica”, dice Bullani.
Una mission che si declina lungo tre direttrici principali: Software Defined Data Center; Hybrid Cloud; End User Computing.
Il concetto di Sofware Defined Data Center afferisce a una visione di data center interamente gestito via software. Così come si è fatto per la virtualizzazione server ora è necessario farlo per tutte le componenti del data center siano essi storage, sicurezza, management e networking. In particolare, risulta fondamentale riuscire a disaccoppiare la parte di rete da quella server. E in quest’ambito l’acquisizione di Nicira è fondamentale per coprire al meglio questo tema.
L’Hybrid Cloud è la naturale evoluzione del Software Defined Data Center. E’ l’estensione del data center interno verso l’esterno poggiando su infrastrutture di provider esterni (Telecom Italia, Aruba, Ovh, Clouditalia solo per citarne alcuni provider con cui Vmware opera) con la possibilità di muovere e spostare carichi di lavoro in modalità bidirezionale lasciando libertà di scelta agli utenti.
E poi c’è l’End user computing (consumerizzazione dell’IT e Byod). In quest’ambito Vmware propone un’infrastruttura (Horizon Suite) in grado di soddisfare i clienti mobili che consente alle aziende di gestire la moltitudine di device mantenendo il controllo della situazione.
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